22 ottobre 2014

Cosa potrebbe essere il Network Marketing

duplicazione passaparola vendere zone di confort

Nel precedente post, ho scritto il Network Marketing venga abitualmente presentato come "la speranza per tanti che ora non ne hanno ed uno dei sistemi migliori per renderti padrone della tua vita!" Vero, ma solo in teoria, poiché ho aggiunto che le possibilità di riuscita in un'attività di vendita come questa – particolarmente odiata dagli italiani – dipendono da numerosi fattori, quali l'intraprendenza, la capacità di tollerare la frustrazione, il contesto socioeconomico di riferimento.
Vendere è indispensabile per accrescere la propria ricchezza, ma, prima ancora che di vendere prodotti o servizi, si tratta di sapersi adeguatamente promuovere nella veste di venditori: siamo naturalmente inclini a far sapere agli altri della nostra esistenza, ma ciò non significa proporsi nel modo migliore; un Network Marketer non deve pensarsi come un piazzista, il classico venditore porta a porta che provi a propinare ad uno sconosciuto un elettrodomestico od un qualunque altro bene senza che l'altro abbia potuto esprimere interesse in qualsivoglia maniera: piuttosto, bisognerebbe vendere un'idea di benessere, appagamento, felicità derivanti dall'uso di un prodotto o dalla fruizione di un servizio. Non si vende un integratore utile per rafforzare le articolazioni, bensì, l'idea della sensazione di benessere che si potrebbe provare correndo nel parco se le articolazioni smettessero di dolere!
Vendere è convincere le persone di poter risolvere i loro problemi, le loro crisi; è convincerle di poter acquisire la bellezza e l'ammirazione altrui! Vendere per migliorare il mondo! Per il resto, ognuno di noi è chiamato quotidianamente a vendersi ed occorre solo decidere la maniera in cui si voglia continuare a farlo: lavorare alle dipendenze altrui significa vendere il proprio - preziosissimo - tempo in cambio di uno stipendio o, come avviene sempre più spesso, di provvigioni sui volumi di vendita generati, dunque, perché non decidere di lavorare per se stessi ed orientarsi su quelle aziende che siano disponibili a remunerare molto bene l'impegno dei collaboratori, anziché pagarli poco e sfruttarli sempre più approfittandosi della crisi economica per minacciare continuamente di licenziamento coloro che osino ancora rivendicare qualche diritto sindacale ed ancor prima il rispetto della dignità umana? Ostinarsi a non imparare a vendere (bene) è autolesionistico, una forma di masochismo che limita le proprie capacità di espressione e le possibilità di acquisire benessere, ma nemmeno consente di accrescere quello altrui trasferendo tale capacità con l'esempio ed erogando buona formazione.

Mai come oggi l'immagine ha contato per riscuotere successo e mai come oggi è stato tanto semplice curarla o comprometterla: il web ed i social network sono potentissimi strumenti per farsi conoscere e rendere se stessi un marchio di successo. Non riuscire a differenziarsi in alcun modo rispetto ai competitori, significa non poter uscire dall'anonimato e non accrescere il benessere.
 Il personal branding, se attuato metodicamente e con intelligenza, è più utile del marketing applicato a qualsivoglia prodotto o servizio delle aziende con cui si decida di collaborare: l'ho già scritto più volte che le persone non comprano un prodotto/usufruiscono di un servizio per le sue qualità intrinseche (hanno importanza relativa), ma soprattutto per entrare nell'area di attrazione altrui; è il motivo per cui si frequentano certi posti di villeggiatura o determinati locali cosiddetti alla moda: non tanto per la bellezza dei luoghi in sé o per la squisitezza di ciò che vi si possa mangiare o bere, ma perché si desidera appartenere, sia pure per qualche ora, ai luoghi pregni della presenza di vip a vario titolo!
Limitarsi a decantare le qualità di un prodotto, come faccia qualsiasi altro distributore della stessa azienda, è invece il modo più sicuro per risultare noiosi, privi di attrattiva, opportunisti: meglio esprimere simpatia od altre qualità distintive!
 Se è vero che le persone acquistano guidate da motivazioni emozionali, bisogna far percepire benefici emozionali a coloro che ci seguano affinché si affezionino e fidelizzino! In questo senso, si potrà dire che fare Network Marketing non significhi vendere, bensì, migliorare la propria rete di relazioni!


Il Network Marketing NON è, come qualcuno ancora scrive, un servizio sociale: potenzialmente, esso offre opportunità di successo a tutti, ma non tutti sono in grado di avvantaggiarsene e non compete ad un Network Marketer assumersi un ruolo salfivico nei riguardi altrui. Potenzialmente, tutti hanno modo di inserirvisi e fare affidamento su coloro che, aiutando le proprie downline a progredire, potrebbero contemporaneamente aiutare se stessi a progredire economicamente, tuttavia, anche per quel che riguardi i cosiddetti upliner, la triste verità è che molti non sono in grado di determinare il successo delle downline o perfino se ne disinteressano colpevolmente o stupidamente (tornerò sull'argomento in uno dei prossimi post). Ne consegue che i giovani, le donne, gli immigrati, gli anziani o quant'altri potrebbero, in teoria, ottenere il massimo giovamento dalla pratica del Network Marketing, ma il Network Marketer professionista non debba mai tralasciare di concentrare la propria attenzione su coloro che dimostrino di volersi concretamente impegnare in un'attività autoimprenditoriale e siano in target col tipo di professionista che si sia scelto di diventare e si voglia aiutare altri - i migliori! - a diventare! Gli altri vanno lasciati nelle loro zone di confort a lamentarsi di quanto sia ingiusta la società, senza però attivarsi per cambiare le cose: lasciamo perdere il fatto i giovani si siano impegnati per laurearsi, ma non trovino lavoro; evitiamo lo stereotipo secondo cui le donne sarebbero adattissime a svolgere quest'attività, data la presunta natura relazionale della stessa (semmai, sono meno collaborative e competitive degli uomini); non soffermiamoci a pensare gli anziani non vengano valorizzati nell'odierna società (non è realisticamente ipotizzabile che possano reggere i ritmi di lavoro almeno inizialmente richiesti dall'attività); rimaniamo concentrati sull'idea che il Network Marketing non sia una sorta di attività magica che possa svilupparsi col mero passaparola presso parenti, amici e conoscenti: questo atteggiamento, sia che appartenga al neofita o che venga colpevolmente promosso dalle upline, è, invece, ciò che non fa sviluppare adeguatamente il Network Marketing (specie nel nostro Paese) e rafforza il pregiudizio che non funzioni o possa funzionare solo per coloro che si trovino al vertice della fantomatica piramide!

Per sfruttare il potere della duplicazione, occorrerebbe un bilanciato impegno collettivo da parte dello sponsor e dei componenti della downline: il primo dovrebbe prodigarsi nella formazione della downline, favorendone la crescita verso la carica manageriale, mentre agli affiliati competerebbe lo sforzo di sperimentare il metodo di lavoro: mirare a sponsorizzare per poi dimenticarsi degli sponsorizzati e confidare nel potere del passaparola da parte di questi ultimi sono, invece, gli atteggiamenti tipici di coloro che, presto o tardi, andranno ad aumentare le fila dei delatori del Network Marketing!

Nessun commento:

Posta un commento

Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.