
E'
verosimile che chiunque operi nel campo del Network Marketing abbia
partecipato ad innumerevoli "serate di presentazione
dell'attività", ossia, quegli eventi solitamente organizzati
negli hotel durante i quali le opportunità commerciali vengano
presentate ai potenziali nuovi affiliati delle Aziende ed i
collaboratori che abbiano già acquisito le più importanti
qualifiche previste dai piani di marketing testimonino come abbiano
fino ad allora condotto l'attività, immancabilmente migliorando le
proprie condizioni economiche e, talvolta, perfino riuscendo a
ribaltare una situazione che fosse contrassegnata da debiti, prossimi
pignoramenti e rischio di pubblico ludibrio!
E' altrettanto
verosimile che quasi tutti, almeno qualche volta, si siano ritrovati
a chiedersi come alcuni colleghi potessero essersi rivelati dei
brillanti Network Marketer, considerate le apparenti scarse qualità:
il bassissimo livello culturale (riflesso in un linguaggio incurante
perfino delle più elementari regole grammaticali e sintattiche) e le
limitate capacità cognitive sono generalmente compensate soltanto da
altrettanto evidenti cupidigia ed incapacità di porsi obiettivi che
n'elevassero lo spirito, anziché mirare all'acquisizione di beni
materiali e, soprattutto, corrispondenti a status symbol da ostentare
teatralmente; insomma, le compensazioni di norma avvengono soltanto
sul piano quantitativo, anziché qualitativo!
Di fatto, non
soltanto nell'ambito del Network Marketing, bensì, in qualsiasi
altro settore esistono persone che guadagnano
tanti soldi e godono di tali rendite cospicue, mentre tantissimi
colleghi non riescono a fare altrettanto; ingenuamente, e molto più
spesso maliziosamente, si può pensare che tali discrepanze dipendano
da variabili non direttamente controllabili da parte propria, quali
la fortuna e l'appartenza ad un ceto sociale che debba aver procurato
opportunità per sé impossibili da cogliere. Quasi tutti, inoltre,
pensano che la ricchezza debba necessariamente derivare dalla
mancanza di valori, che maggiormente predisponga alcuni a compiere
azioni moralmente reprensibili, quanto profittevoli: insomma, da un
lato starebbero i disonesti, dall'altro, coloro che potremmo definire
"buoni loro malgrado", incapaci di delinquere se anche
fossero tentati di farlo e orgogliosamente calati nel ruolo di
vittime della società e dei suoi cattivi costumi (riflettiamo sui
modi in cui vengano descritti i politici - non se ne salverebbe uno!
- e quanto i comuni cittadini amino sentirsene vittime, per non
doversi mai soffermare a riflettere sui modi in cui ognuno possa
sostenere clientelismo, malcostume, spregio del bene pubblico e dei
diritti altrui e quant'altro con azioni determinate dall'egoismo
anziché l'anelito
alla felicità
per tutti!); beninteso, le persone malvagie e disoneste esistono e
sarebbe inaccettabile affermare l'incontrario, tuttavia, esistono
anche quelle che riescono a raggiungere obiettivi economici davvero
ambiziosi non rinunciando ad una condotta professionale improntata a
principi etici e di deontologia professionale.
Secondo T.
Harv Eker,
la riuscita economica di chiunque dipende da ciò che definisce
coefficiente
finanziario
(che risiederebbe nell'inconscio). Tutto dipenderebbe da
"come pensi nei confronti della ricchezza, dei ricchi e dei
soldi":
insomma, essere intelligenti e colti, onesti e, teoricamente, in
grado di svolgere appropriatamente una data professione non implica
che, praticamente, non si faticherà lo stesso tantissimo ad
affermarsi ed a raggiungere un reddito appropriato ad un buon tenore
di vita.
Per assurdo che possa sembrare, esistono poi individui
in grado di ridursi sul lastrico nonostante vincite esorbitanti ed
altri ancora in grado di tornare ad essere ricchi dopo aver commesso
errori che avrebbero irrimediabilmente rovinato i concorrenti: non
importa cosa possa fortuitamente accadere od essere personalmente
provocato allorché si diventi meno lucidi ed oculati del solito
nella gestione dei propri affari, perché coloro che hanno un indice
finanziario elevato
saranno in grado di recuperare quanto perso in relativo breve tempo e
con altrettanta relativa facilità, ma, soprattutto, inesorabilmente!
Viceversa, se nell'inconscio esistono pensieri contrari alla
ricchezza ed al denaro, il coefficiente finanziario sarà
estremamente basso e ciò implicherà una vita, se non di stenti, di
continui affanni economici e poche gratificazioni anche nei campi
delle amicizie e delle relazioni interpersonali tout court, poichè -
inutile aggiungere ipocrisia ad un indice finanziario basso! - la
loro qualità dipende enormemente dalla rilassatezza con cui si
possano affrontare gli impegni quotidiani e gli inevitabili
imprevisti! L’indice
finanziario, insomma, funziona come un termostato che,
indipendentemente dai fattori citati poc'anzi, non consente
sforamenti dal budget autoimposto: per esempio, se inconsciamente un
individuo non desiderasse guadagnare più di millecinquecento euro al
mese (stipendio medio di un operaio/impiegato), qualsiasi cosa
facesse per discostarsi da quella cifra fallirebbe,
giungendo perfino ad autosabotare quelle iniziative che potessero
rivelarsi più redditizie.
Di
seguito, posto i cosiddetti file
della ricchezza
(cioè, i diversi convincimenti riguardo ad essa di ricchi e poveri
ed i modi in cui gestiscano il denaro); ognuno di noi dovrebbe
chiedersi: Come mi pongo, io, rispetto a questo file?
1
"Le persone ricche pensano: io creo la mia vita. Le persone
povere pensano: la mia vita mi accade";
2
"I ricchi giocano al gioco dei soldi per vincere. I poveri
giocano al gioco dei soldi per non perdere";
3
"I ricchi si impegnano ad essere ricchi. I poveri vogliono
essere ricchi";
4
"Le persone ricche pensano in grande. Le persone piccole pensano
in piccolo";
5
"Le persone ricche si concentrano sulle opportunità. Le persone
povere si concentrano sugli ostacoli";
6
"I ricchi ammirano le altre persone ricche e di successo. I
poveri sono maldisposti nei confronti delle persone di successo";
7
"I ricchi frequentano delle persone positive e di successo. I
poveri frequentano delle persone negative e che non hanno successo";
8
"Le persone ricche sono disposte a promuovere se stesse ed il
loro valore. Le persone povere hanno un'opinione negativa della
vendita e della promozione";
9
"Le persone ricche sono più grandi dei loro problemi. Le
persone povere sono più piccole dei loro problemi";
10
"I ricchi sono estremamente ricettivi. I poveri sono scarsamente
ricettivi";
11
"Le persone ricche scelgono di farsi pagare in base ai
risultati. Le persone povere scelgono di farsi pagare in base al
tempo";
12
"Il pensiero del ricco 'include'. Il pensiero del povero
'preclude'.";
13
"I ricchi si concentrano sul valore del loro patrimonio netto. I
poveri si concentrano sul reddito del loro lavoro";
14
"I ricchi riescono bene nel gestire il denaro. I poveri riescono
bene nel gestire male il denaro";
15
"I ricchi hanno i soldi che lavorano sodo per loro. I poveri
lavorano sodo per i soldi";
16
"I ricchi agiscono anche se hanno paura. I poveri si lasciano
bloccare dalla paura";
17
"I ricchi imparano costantemente e crescono. I poveri pensano di
sapere già".
L'autore
assicura che tali file, tratti dal suo libro "I segreti della
Mente Milionaria", possano essere installati nella mente di
chiunque si renda disponibile a migliorarsi, esattamente come si
farebbe con dei software che potessero migliorare le prestazioni di
un computer. Coloro che ne abbiano già frequentato i seminari,
invece, assicurano che dovrebbe prendervi parte soprattutto chi
ravvisi una sorta di classismo nel discriminare tra ricchi e poveri
ed utilizzi forzatamente queste definizioni: tali individui, infatti,
avrebbero un coefficiente finanziario basso e dovrebbero mirare a
migliorarsi!
Gli ambiziosi obiettivi da raggiungere sarebbero, in
termini più particolareggiati, modificare il proprio modo di gestire
il denaro, eliminare i debiti, aumentare i risparmi (affinché ci si
possa concedere quanto si desideri e si possano affrontare al meglio
gli imprevisti), cominciare ad effettuare degli investimenti
finanziari, creare stabilità e libertà nella propria vita. Gli
acquisti più frivoli potranno poi avvenire senza sentirsene mai più
in colpa, poiché frutto d'una attenta pianificazione!
Occorre
prestare attenzione a cosa significhi "libertà
finanziaria":
non si tratta, infatti, d'un concetto che possa essere definito
univocamente ed irreversibilmente; sostanzialmente, potremmo dire
essa non coincida con l'accumulo spropositato di denaro (esempio che
molti farebbero se interrogati al riguardo), nel senso che non
sarebbe possibile definire univocamente nemmeno tale concetto: la
quantità di denaro che io potrei ritenere più che adeguata per
vivere bene, potrebbe sembrare insufficiente ad altri! Di fatto,
"libertà finanziaria" significa disporre di denaro nella
misura sufficiente a fare ciò che più si desideri (ad esempio,
viaggiare o acquistare opere d'arte per diletto), senza doversi
ulteriormente preoccupare di guadagnarsi da vivere.
Per quanto
possa sembrare strano, l'essere multimilionari non implica
necessariamente il contemporaneo essere finanziariamente liberi,
poiché molti uomini d'affari hanno bisogno di continuare a lavorare
per non ritrovarsi in serie difficoltà economiche (talvolta, di
legiferare ad personam, ma questo, pur essendo valido anche per altri
contesti, non l'ha mai dichiarato T. Harv Eker: è sovvenuto a me
mentre redigevo il post con riferimento al nostro Paese!). In
definitiva, la
libertà finanziaria presuppone uno stile di vita appagante e non
l'essere schiavi d'uno stile di vita!
T.Harv
Eker, considerato uno dei più abili business
coach
sulla scena internazionale, ritiene di poter predire il futuro
economico di chiunque in pochi minuti: come? Sulla base dei
diciasette file prima elencati, che, lo ribadisco, consentirebbero di
analizzare esaurientemente il rapporto col denaro di ciascun
individuo e decretarne margini di miglioramento o... non l'abbandono
dell'impresa, bensì, la necessità di reimpostare l'indice
finanziario per riuscire a raggiungere il successo e conservarlo in
modo naturale ed automatico! In effetti, egli sostiene che, così
come dobbiamo aver imparato da qualcuno la maniera di gestire il
denaro (solo inefficacemente!), così possiamo imparare da qualcun
altro a farlo in modo migliore ed eliminare tutti gli ostacoli che
abbiano finora impedito di vivere la vita che si desiderasse (che, è
bene rammentarlo, hanno natura precipuamente psicologica).
Serve
solo stabilire il proprio obiettivo finanziario, dunque, lo stile di
vita che si desideri... senza nemmeno cambiare lavoro! Serve solo
decidere di farlo e non voltarsi indietro: si è ugualmente liberi di
lasciare le cose come stiano, ma un'altra mente brillante – Albert
Einstein – sosteneva non solo non si possano ottenere risultati
diversi facendo sempre le stesse cose, ma sia folle pensarlo!
Quale
insegnamento può trarre un Network Marketer da quanto scritto
finora? Si può, anzitutto, pensare al Network Marketing come ad un mezzo per distruggere il termostato immaginato prima: un mezzo che,
democraticamente reso noto a chiunque, consentirà ad un certo numero
di individui di scegliere quanto guadagnare (utilizzando un piano di
marketing che ognuno valuti adatto a sé e gli dia modo di predire con
affidabilità matematica i guadagni che potrà realizzare in base ai
volumi di vendita generati personalmente e dai collaboratori che
formerà all'eccellenza nella professione).
Il Network Marketing
costituirà, dunque, un training al miglioramento di sé: imparare a
vendere bene per poter migliorare ogni sfera della propria esistenza;
il miglioramento della situazione finanziaria personale quale
conseguenza di un superamento di pensieri limitanti che,
progressivamente, potrà essere reso possibile a coloro che
costituiranno la propria downline. Di fatto, uno degli aspetti più
entusiasmanti del Network Marketing è proprio la possibilità -
anzi, direi l'inevitabilità! - di migliorare le vite altrui mentre
ci s'impegni per sé! Non è possibile aiutare gli altri a progredire
quando occorra curarsi della propria sopravvivenza o, quanto meno, di
conservare posti di lavoro sempre più rari (beninteso, nel mercato
lavorativo tradizionale!): il Network Marketer che goda della libertà
finanziaria, invece, sarà materialmente e psicologicamente in
condizione di fungere da trainer al successo per un numero sempre
maggiore di affiliati che andranno a popolarne la downline.
Idealmente, la sponsorizzazione dovrebbe precipuamente procedere
verticalmente, affinché ogni nuovo affiliato potesse fare
affidamento su upliner sempre più competenti nell'erogazione della
formazione all'attività quanto più procedesse verso l'alto nella
ricerca dei propri mentori, rimanendo sempre elevata la motivazione
ad operare bene, dunque, ottimale il funzionamento
dell'organizzazione.
A proposito dell'attività di vendita,
lasciamo la parola direttamente a T. Harv Eker (ovviamente, ne
riporto il senso direttamente in italiano mutuando dai suoi
seminari):
-
Durante i miei seminari, chiedo: Quanti di voi non amano questa
parola (la parola scritta sulla lavagna è 'vendere')? Molte persone
alzano la mano ed io dico: Anche la mia mano è alzata, neanch'io amo
la parola 'vendere'. E' una parola 'pesante', non è vero? Non v'è
nulla di sbagliato in sé, tuttavia, suscita una cattiva
impressione.
- Ecco un trucco: Non usate mai la parola
'vendere', preferitele la parola 'aiuto', intendendo: Non voglio
venderti nulla, voglio solo aiutare il prossimo.
- Come
guadagnate il denaro? Lo guadagnate risolvendo un problema per
qualcuno. E' la sola ragione per cui la gente vi dà dei soldi. Non
ricevete denaro perché sembrate belli.
-
Fate qualcosa che aiuti più persone. Mantenetevi all'interno d'una
nicchia, ma fate qualcosa che aiuti le persone e dite loro come
potete aiutarle: questo è ciò che viene definito 'messaggio'.
-
Dite loro: I miei prodotti aiutano le persone. Quali persone aiutate?
Fate loro comprendere in modo piacevole come le aiutereste; per
esempio, io non dico: Hey, ho un programma riservato a coloro che
perdono i capelli. Ho un prodotto che fa ricrescere i capelli. Si
potrebbe dire così, ma è davvero attrattivo? E' questo il vostro
messaggio? La gente dirà: Non è male.
- Ma cosa ne dite di
quest'altro: Sei triste e stanco di vederti perdere i capelli quando
ti specchi? Pensi che sia terribile che stia capitando proprio a te?
Ricordi quando avevi una bella capigliatura e la gente ti si
avvicinava dicendoti: Sai che mi piacciono i tuoi capelli? Ma da
quando hai cominciato a perderli, provi a pettinare quelli che ti
rimangono come meglio puoi, senza riuscire a nascondere il tuo
problema. Sai che non ci riesci e che fa schifo!
- Come ti
senti quando qualcuno ti si avvicina e la prima cosa che pensi è che
si accorga della tua calvizie? Come ti senti in quei casi, erculeo?
No, perché Ercole aveva i capelli, tu no! Ti piacerebbe che i
capelli ricrescessero e che tornassi a sentirti bene con te stesso?
Ti piacerebbe sentirti attraente? Ti piacerebbe sentirti bene con gli
altri e durante i tuoi affari? Ho un prodotto per te!
- C'è
una piccola differenza, non è vero? Questo è 'vendere' qualcosa.
Quando sai che problema stai risolvendo e per chi, non devi 'vendere'
nulla. Stai facendo un'offerta a qualcuno che già ricerca la tua
soluzione. Sei nella condizione di aiutare qualcuno, non hai bisogno
di 'vendere'.
- Parliamoci francamente: Sei un venditore e non
c'è nulla di sbagliato in questo. Stai offrendo qualcosa in cambio
di denaro, perché in ciò consiste il tuo lavoro, ma è opportuno
pensare ad ogni vendita come alla possibilità di aiutare qualcuno.
Tutto sta nel riuscire a rapportarsi in maniera adeguata. Non pensare
si tratti di 'vendere'; comunque, indipendentemente da come voglia
definirlo, se non lo stai facendo, stai danneggiandoti, e se non ti
danneggi ora, arriverà il giorno in cui lo farai, indipendentemente
dal tuo campo!
- Anche le vostre Aziende continueranno ad
avere un dipartimento per il marketing/un settore vendite,
indipendentemente da come li definirete per rendere per più
accettabile l'idea della vendita. Cosa ne pensate? Quale terminologia
potreste usare per intendere 'vendere' senza 'vendere'? Se l'idea
sarà buona, tenetela ed usatela!
I segreti della mente milionaria
di T. Harv Eker.
Gribaudi Editore - Milano, 2008
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