Articolo
1 della Costituzione italiana: "L’Italia è una
Repubblica democratica, fondata sul lavoro. La sovranità appartiene
al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della
Costituzione."
Facciam finta di credere che la sovranità sia
mai appartenuta al popolo e, prima ancora, che la sovranità
nazionale appartenga tuttora allo Stato: anche se tali enunciazioni
corrispondessero al vero, permarrebbe il problema dell'"essere
fondata sul lavoro" ovvero, che gli italiani, considerandolo un
diritto inalienabile, si siano abituati ad attenderne la calata
dall'alto, quasi che si trattasse di dover nuovamente attendere la
manna dal cielo. L'esempio tipico è rappresentato dai laureati che
esigano "il lavoro per cui abbiano studiato" e,
soprattutto, corrispondente ad un incarico irrevocabile, meglio
ancora se in un apparato statale in cui si potesse anacronisticamente
essere remunerati prescindendo da qualsiasi verifica ricorrente
dell'effettiva produttività (ovviamente, nessuno che ragionasse così
ammetterebbe la correttezza di quest'esempio, semmai, esprimerebbe
sdegno per il paragone con gli antichi privilegiati che non
intendessero rinunciare ad uno stile di vita ormai insostenibile da
parte altrui).
Rispetto anche solo a pochi anni fa, le
condizioni del mercato del lavoro sono mutate radicalmente:
soprattutto, benché gli italiani stentino a rendersene conto, non
torneranno mai ad essere quelle conosciute dalla generazione degli
attuali pensionandi o poco più giovani; scendere in piazza a
reclamare più lavoro (come se lo si potesse creare dal nulla!),
scioperare o, peggio ancora, compiere atti di guerriglia urbana
durante le manifestazioni che danneggino unicamente chi abbia
lavorato sodo per acquistare un'auto ormai inservibile o curare delle
vetrine dai vetri ormai infranti, è completamente inutile (e
moralmente esecrabile)! Bisognerebbe invece imboccare strade diverse
da quelle percorse fino ad oggi, perché, se è vero siano
profondamente mutate le condizioni del mercato del lavoro, è
altrettanto vero sia possibile cogliere opportunità un tempo
impensabili, specie grazie all'impiego dei moderni mezzi per la
comunicazione e lo spostamento del lavoro online. Personalmente,
concordo con coloro che ritengano che il Paese non possa distribuire
nuovi "posti di lavoro", assicurare "posti di lavoro
per tutti"!
E' molto difficile spiegarsi; io, ad
esempio, penso che sarebbe utilissimo per il Paese indire concorsi
che portassero all'assunzione di quel numero considerevole di
magistrati che, all'interno di nuovi tribunali (magari
informatizzati!), potessero assicurare lo svolgimento di tutti quei
processi che occorrerebbero affinché tanti reati non cadessero
invece in prescrizione, rimanendo impuniti. Per non parlare del
numero esorbitante di nuovi posti di lavoro che potrebbero essere
creati se si puntasse sull'importantissima risorsa potenziale
rappresentata dal nostro patrimonio artistico tuttora inaccessibile! Due esempi non possono bastare a rendere l'idea della complessità
della situazione e delle soluzioni ideabili per ovviare alla
"mancanza di lavoro", ma un concetto deve esser chiaro: la
mancanza di lavoro che lamentino le masse ed i posti di lavoro che
mendacemente continuino ad essere promessi dai politici,
corrispondono al non più necessario impiego di molta manodopera
nelle fabbriche o nei cantieri, perché la produzione di molti beni
non tornerà più in Italia e centri commerciali se ne sono costruiti
fin troppi (il commercio elettronico, che consente di abbattere
numerosissimi costi d'impresa, punta caso, è floridissimo!). Il
modello di consumo capitalistico, inoltre, andrebbe rigettato non
fosse altro che per gli enormi danni ambientali e sociali che cagionasse
già in passato! Non dovremmo poi dimenticare che, fino allo
"scoppio della crisi", ingenti quantità di denaro
venissero costantemente "immesse sul mercato" o, per meglio
dire, a milioni di persone, abituatesi a vivere molto al di sopra
delle loro possibilità, venissero erogati prestiti per l'acquisto
della casa ed il cosiddetto credito al consumo e ciò le abbia poi
rese fortemente indebitate ed insolventi.
Potremmo davvero
permetterci di assumere ancora masse d'incapaci negli apparati
statali, regionali, comunali? Dovremmo ancora tollerare miriadi di
sfaccendati laddove per decenni altri abbiano fatto quel tanto che
bastasse per far trascorrere le otto ore lavorative e, un anno
appresso all'altro, giungere alla corresponsione della pensione? No,
perché i conti dello Stato peggiorerebbero! Quanto agli
imprenditori, i quali dovrebbero "assumere di più":
crediamo davvero che se ne avessero bisogno, non lo farebbero? Gli
imprenditori (specie i piccoli o medi imprenditori italiani) non
sacrificano masochisticamente la profittabilità delle loro aziende
pur di non assumere operai: continuare ad immaginare la lotta di
classe tra capitalisti ed operai come nell'Ottocento è, per
l'appunto, anacronistico! La realtà, è che le
imprese italiane si sono quasi tutte notevolmente impoverite nel
corso del tempo e quelle che possano farlo, fanno bene a spostare la
produzione all'estero prima di fallire! Vale ovunque: coloro che non
aggiungano valore all'ente od all'impresa in cui siano impiegati (o
pretenderebbero esserlo!), non costituiscono una potenziale risorsa
umana, ma un rischio concreto da
scongiurare! Riferito all'ambito del Network Marketing: coloro che
non sappiano vendere e si lascino illudere che il "marketing
del passaparola" non lo renda
indispensabile, sono destinati a fallire e ad ingrossare le file dei
già numerosissimi detrattori di tale opportunità
di business legale e democratica (formalmente, aperta a tutti),
quanto meritocratica (vince chi esprima professionalità e
deontologia professionale).
D'altro
canto, in alcuni settori il lavoro non mancherebbe, ma risultano
introvabili coloro che dovrebbero esprimere le conoscenze e le
competenze richieste: il punto è che, finchè si cercherà “il
lavoro” (quasi fosse una misteriosa entità cui affidare
infantilmente le proprie sorti future), anziché "nuovi modi di
creare valore", si sarà causa della propria sofferenza e si
costituirà un peso per la società! E' vero, quindi, "qualcuno
debba fare qualcosa" per modificare la situazione presente, ma
non si tratta dei politici o dei sindacalisti (i quali sarebbe
comunque opportuno che fossero tutti onesti e competenti):
bisognerebbe che ognuno, anziché lamentarsi delle cose e rimanere a
predire rivoluzioni solo online, si convincesse che il lavoro esiste
e si trova (o si possono creare nuove figure professionali
individuando delle nicchie che necessitino di particolari beni o
servizi ancora manchevoli), a condizione di non più considerarlo un
diritto godibile indipendentemente dal proprio valore (come
lavoratori).
Per troppo tempo, abbiamo vissuto senza più scambiare
denaro (cui corrispondesse una contropartita aurifera) con prodotti e
servizi reali, ossia, che potessero soddisfare bisogni concreti
anziché indotti e corrispondenti a mestieri o professioni dignitosi,
non riducentisi all'intermediazione finanziaria da tradurre in
falsificazione dei dati, affinché i richiedenti credito potessero
risultare affidabili anche quando non lo fossero e illusoriamente
perpetrare per un tempo indefinito il predetto modello di consumo
capitalistico!
In definitiva, il denaro veniva creato dal nulla e non
più utilizzato per "creare e scambiare valore", cioè,
lavorare dignitosamente e così concorrere al miglioramento della
collettività: tale valore è ciò su cui, ad esser sinceri, andrebbe
rifondato non solo il nostro Paese, ma il modus operandi nell'ambito
economico-finanziario in qualsiasi parte del mondo; nel frattempo, non si riesce più a risparmiare ed aumentano le preoccupazioni per il futuro.
Per quel
che riguardi il Network Marketing: indubbiamente, non tutti possono
essere imprenditori od anche solo buoni venditori (per essere ottimi Network Marketer, occorrono sia capacità di vendita, che attitudine
alla leadership e mentalità imprenditoriale!), ma, proprio per
questo, occorrerebbe autoanalizzarsi (o rimettersi alla valutazione
di un esperto) e, qualunque cosa si decidesse infine di fare, farla
al meglio delle proprie possibilità e di buon grado; un sistema di
Network Marketing è congegnato in modo tale da permettere a chiunque
di condividere la ricchezza dell'Azienda prescelta: il sistema è
aperto a chiunque abbia grinta, determinazione e perseveranza ed alle
Aziende interessa che gli affiliati siano disposti ad imparare,
cambiare, evolvere mentre imparino ad essere titolari d'impresa. Io,
ad esempio, a coloro che osino obiettare "non
si debba pagare per lavorare"
per giustificare propri pretestuosi tergiversamenti nell'avviare
l'attività o squalificare il lavoro altrui, immancabilmente ribatto
non serva chiedersi se costituisca un'attività legale, bensì, se si
posseggano le qualità necessarie per svolgerla proficuamente; a
coloro che rivelino comprensione e condivisione delle mie
riflessioni, invece, accordo la massima disponibilità nella
formazione, affinché possano raggiungere benessere personale e finanziario.
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