20 maggio 2016

Network Marketing e reti di sostegno sociale

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Porsi empaticamente nei riguardi altrui, dedicare al prossimo parte del proprio tempo e delle proprie energie, prendersi cura di chi eventualmente sia in difficoltà determina effetti positivi sui destinatari di tali interventi sia dal punto di vista fisico, che psichico.
Dal punto di vista biologico, il tasso di guarigione dei pazienti che soffrano di scompensi cardiaci è maggiore quando la famiglia sia empatica e disponibile; la presenza di rapporti di sostegno aumenta la durata di vita nei malati terminali di cancro; le donne incinte che fruiscano di un sostegno sociale hanno meno complicazioni durante la gravidanza ed un parto meno lungo delle altre.
Dal punto di vista psicologico, i bambini con un forte sostegno sociale hanno meno problemi d’adattamento e probabilità di consultare uno psicologo una volta adulti; gli adolescenti sostenuti socialmente hanno meno problemi di leadership degli altri e, una volta adulti, sapranno affrontare meglio le situazioni frustranti.
Se una persona è terrorizzata dalle sue condizioni e dal suo futuro, chi le sta vicino può offrirle l’amore ed il sostegno funzionali alla diminuzione dello stress; con il loro aiuto, gli intimi possono aiutare il paziente a sopportare la dieta che assicurerà la guarigione, seguire terapie dolorose, fare gli esercizi adatti al caso, in mancanza dei quali si prolungherebbe il ricovero.
Le persone disposte a dare il loro appoggio possono semplicemente sbrigare quelle faccende che altrimenti renderebbero la guarigione lenta e gravosa.
La teoria del sostegno sociale non è esente da critiche e, ad esempio, v’è chi sostiene non basti che i pazienti siano semplicemente circondati dagli altri, facciano parte d’una grande famiglia e ricevano molte visite dai vari componenti: l’ambiente sociale deve essere percepito come in grado di fornire sostegno, altrimenti, ne deriverà solo un fardello supplementare (per esempio, chi debba far fronte alla possibilità di morire, potrebbe ancor più essere scoraggiato dalla presenza di coloro che dipendano da sé materialmente).
In termini generali, tuttavia, nel corso del tempo gli studiosi – specialmente gli psicologi – hanno spostato l'attenzione dai fattori intrapsichici ai fenomeni interpersonali ed ai contesti in cui essi si verificassero, recuperando un primigenio approccio olistico ai problemi ed accantonando l'idea che soggetti portatori di sintomi dovessero necessariamente essere ritenuti i soli malati, piuttosto convincendosi che a tali sintomi andasse assegnato un “significato relazionale”; essi hanno inoltre adottato una prospettiva intergenerazionale, cioè, compreso che il disagio psichico vada spiegato tenendo conto del “tempo generazionale”, oltreché “storico” ed “ontogenetico”.

In precedenti post, ho spiegato l'importanza dell'esistenza e, soprattutto, della composizione delle cosiddette cerchie di influenza anche al fine di sviluppare facilmente e celermente un'attività di Network Marketing e tale concetto può essere ripreso ora per spiegare la differenza rispetto ai cosiddetti sistemi.

Nel modello sistemico-relazionale, le ‘interazioni’ osservate nei sistemi riconducono all'interdipendenza tra coloro che li costituiscano, mentre nel modello a rete assume maggiore importanza il concetto di ‘comunicazione’: le unità componenti il sistema hanno ruoli interdipendenti, specializzati e differenziati, finalizzati al funzionamento del sistema stesso, mentre, nel reticolo, le unità non sono necessariamente in reciproca interrelazione e, soprattutto, le eventuali interrelazioni non sono finalizzate al suo funzionamento.
Nel modello reticolare le unità non condividono necessariamente i fini, i valori e le culture specifiche: l’unico elemento ad essere necessariamente in comune tra le componenti della rete è la relazione diretta o indiretta col soggetto, individuale o collettivo, scelto come centro del reticolo.
Una rete sociale è solo in parte costituita dalle relazioni che coinvolgano l’individuo alla nascita: l’altra parte è costruita dal soggetto nel corso della sua vita e può essere continuamente modificata; si definisce rete primaria (o naturale) l’insieme delle persone facenti parte della propria famiglia, gli amici, i vicini di casa ed i colleghi di studio o lavoro: essa interagisce con le reti secondarie, formali ed informali.
Le reti secondarie formali corrispondono all’insieme delle istituzioni e delle organizzazioni deputate a fornire determinati servizi agli individui e si distinguono dalle prime per i rapporti di tipo asimmetrico, caratterizzati da contenuto professionale.
La reti secondarie informali, invece, comprendeno le associazioni e le organizzazioni di volontariato o di privato sociale nate per far fronte a determinati bisogni della comunità.
Convenzionalmente, quanto arbitrariamente, si tende a considerare la rete di un individuo limitatamente all’insieme delle sue interazioni dirette, ma occorrerebbe anche definire il tipo e la qualità di tali interazioni, poiché la loro frequenza non coincide necessariamente con l’importanza che v’assegni il medesimo.
Esiste la possibilità che per molte persone ci siano aree delle reti non attivate e potenzialmente attivabili per bisogno, desiderio od intervento di fattori esterni.

Dal punto di vista psicologico, la personalità individuale ricondurrebbe ad un preciso stile comportamentale e, soprattutto, adattivo e reattivo nei riguardi dell’ambiente: non è statica e, perciò, immutabile ed è forgiata da fattori d’origine sia biologica (innati), che psico-sociale (educativi ed ambientali); se l’ambiente non è favorevole alla loro estrinsecazione ed attuazione, le potenzialità presenti alla nascita nella struttura dell’organismo non si realizzano.
Le distinzioni interindividuali dipenderebbero dai tratti (e vengono generalmente operate in base ad essi), ossia, gli aspetti salienti che ciascuno riveli nell’interazione con gli altri: lo sforzo più antico, è consistito nel tentativo di associare empiricamente certi tratti a precise caratteristiche fisiche, non necessariamente somatiche.
I tratti rappresenterebbero una tendenza ad elaborare informazioni, una disposizione ad agire, a reagire in modo uniforme, indipendentemente dal variare delle condizioni esterne.
Il ‘carattere’ può essere ritenuto sinonimo di personalità, sebbene, nel secondo caso, si mettano più in evidenza gli aspetti valutativo-morali.
Nel corso del tempo, sono state proposte molte teorie per spiegare il comportamento umano, focalizzando l’attenzione sulle differenze individuali durante i diversi stadi della vita, ma anche su quelle interindividuali, ossia, sulle differenze tra individui diversi, però, dello stesso stadio evolutivo.
Altresì, si definiscono ‘idiografiche’ quelle teorie che cerchino di spiegare l’origine di caratteristiche peculiari ed uniche, ‘nomotetiche’ quelle che tentino di stabilire leggi di valore generale ed universale su come s’originino le differenze interindividuali.
Gl’interrogativi ricorrenti riguardano ciò che individui diversi condividano e quali caratteristiche, invece, rendano una persona unica.
La formulazione delle diagnosi cliniche è generalmente perseguita tramite il DSM (Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali): si tratta di un manuale che raccoglie centinaia di disturbi mentali, descrivendoli in base alla prevalenza di determinati sintomi (per lo più, quelli osservabili nel comportamento dell'individuo, ma non mancano riferimenti alla struttura dell'Io e della personalità).
Il problema della malattia mentale non è, come precedentemente evidenziato, esclusivamente biologico od organicista come si credeva in passato (si rifugge anzi dal “riduzionismo biologico”), l'approccio attuale è necessariamente un approccio “multidisciplinare”: la malattia mentale è ritenuta multifattoriale e ciò comporta che si tenga conto di patrimonio genetico, costituzione, vicende di vita, esperienze maturate, stress, il tipo di ambiente, la qualità delle comunicazioni intra ed extra-familiari, l'individuale diversa “plasticità” dell'encefalo, i meccanismi psicodinamici, la peculiare modalità di reagire, di opporsi, di difendersi. Si ha, dunque, una visione “plurifattoriale integrata” della malattia mentale ed anzi, più che far uso di termini quali infermità o malattia, si ricorre al più generico concetto di “disturbo mentale”.
In particolare, l’asse V è costruito per offrire al clinico la possibilità d’indicare il suo giudizio sul funzionamento psicologico, sociale e lavorativo dell’individuo su di una scala - Scala per la valutazione globale del funzionamento o VGF - costruita nell’ottica del continuum salute-malattia mentale: se il punteggio viene attribuito in base al criterio di adattamento all’ambiente, ossia, del conformismo sociale, non può non riproporsi la confusione del normale con lo statisticamente medio e, quindi, della valutazione del disturbo come di un fenomeno da eliminare per ristabilire lo stato medio/normale (da cui la richiesta sociale di svolgimento d’una funzione normalizzante indirizzata alla pratica clinica).
Oltre che come supporto diagnostico e terapeutico, il DSM è utilizzato anche per la costruzione di questionari psicologici o dalle compagnie di assicurazione sulla salute per determinare le coperture assicurative, sebbene continui ad essere fortemente criticato da coloro che non lo reputino uno strumento adeguato alla valutazione della situazione clinica di una persona.
Opinioni difformi da quella dell'APA (Associazione psichiatrica americana) criticano la sua struttura rigidamente statistica, in particolar modo la scelta dei cut-off che porterebbero a diagnosticare un disturbo mentale ad una persona con tre delle caratteristiche richieste, allo stesso modo di una persona con sette di quelle caratteristiche e "a scapito" di chi ne raccolga solo due.
In sostanza, si riproduce un modello di etichettamento non necessariamente corrispondente alla realtà, che impedisce di individuare quei riferimenti alle caratteristiche soggettive del paziente, agli effetti della sua esperienza, alla sua storia personale che abbiamo definito fondamentali sin dall'inizio del post.
Altre critiche riguardano più direttamente la dimensione etica, intaccando la credibilità scientifica dell'opera; buona parte degli psichiatri che ricorrentemente partecipano alla sua revisione intrattiene rapporti economici nei ruoli di ricercatore o consulente con società farmaceutiche: si è spesso tornati a parlare di "malattie finte", disturbi creati ad hoc (ad esempio, attraverso un semplice "accorciamento" del cut-off per l'inclusione in una diagnosi) per lanciare nuovi farmaci.

In definitiva, salute e malattia si configurano come un processo: omeostasi e salute come una successione dinamica di crisi superate!
In tal senso, ad un modello di guarigione ‘pieno’ e ‘statico’, possiamo contrapporne uno ‘vuoto’ e ‘dinamico’, quale progressivo ampliamento di libertà, creatività e benessere e diviene ambibile l’autorealizzazione, quale vissuto di compimento del proprio destino, accettazione di sé, soddisfazione per aver trovato un significato per la propria esistenza.
Jung ideò il concetto d’individuazione, esprimente il fine ed il senso della stessa.
Naturalmente, il Network Marketing non può essere considerato l'unico mezzo utilizzabile per l'accrescimento del benessere personale, tanto meno quello principale, ma indubbiamente esso può determinare un miglioramento delle condizioni economiche da cui derivino senso di sicurezza, gratificazione per il lavoro svolto e la riconoscenza dei collaboratori formati in numero crescente nel tempo, ampliamento della personale libertà dapprima da un punto di vista puramente materiale ma progressivamente riferibile alla possibilità di coltivare le proprie passioni e ricercare opportunità di crescita anche morale e spirituale, quanto più si possa delegare ai downliner i compiti ripetitivi e riservarsi di supervisionarne soltanto l'operato.

Network Marketing, dunque, per innovare con successo la propria identità professionale.
Network Marketing per pianificare la propria vita in funzione di se stessi e non del denaro (pur potendone guadagnare parecchio!).
Network Marketing quale opportunità di rinnovamento morale e spirituale mediante quello professionale.
Network Marketing per ampliare le proprie reti di sostegno sociale!
Network Marketing, per coloro che dovessero scegliermi quale Sponsor, all'interno di un'Azienda che della determinazione nel migliorare costantemente l'offerta di prodotti squisiti e benefici, perseguendone la diffusione ovunque, e del profondo rispetto verso i collaboratori ha fatto le ragioni del proprio successo.

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