05 maggio 2016

Network Marketing, relazioni sociali e benessere fisico

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La relazione tra mondo sociale e benessere fisico ha cominciato ad essere seriamente analizzata in epoca relativamente recente, allorché Salute e Malattia non siano più stati considerati eventi esclusivamente materiali, che potessero essere spiegati in termini esclusivamente chimico-biologici.
La nascita dell’Ecologia sociale ha segnato quella dello studio dell’uomo nel proprio ambiente di vita, inteso dal punto di vista sociale e non fisico, e si sono affermate le idee che le condizioni sociali possano rendere più o meno vulnerabili alle varie forme di malattia, come pure siano i processi sociali, non solo le cure mediche, ad influire sull’eventuale guarigione.
La conoscenza dell’ecologia sociale può permettere il miglioramento del benessere fisico in termini preventivi e, conseguentemente, l’allungamento della vita ed è certamente opportuno interessarsene per un Network Marketer che abbia scelto di promuovere la distribuzione di prodotti funzionali al benessere personale: uno dei modi possibili per esercitare il Network Marketing Evoluto!

Alcuni fattori condizionano la richiesta di cure mediche:

  • percezione dei sintomi;
  • interpretazione dei sintomi;
  • azione sui sintomi;

Percezione dei sintomi: qualsiasi individuo percepisce continuamente segnali corporei che potrebbero ricondurre ad una patologia, ma la compagnia altrui, l’essere impegnati nel lavoro od in un’attività stimolante fanno sì che vi presti poca attenzione; l’ambiente emette continuamente segnali competitivi, ossia, in grado di distogliere l’attenzione dai segnali corporei: ad esempio, fare jogging all’interno di un inusuale percorso campestre, piuttosto che quello cittadino abituale, per di più con gli auricolari, riduce notevolmente la percezione della stanchezza.

Interpretazione dei sintomi: la cultura offre un insieme di categorie o teorie utilizzabili per interpretare i segnali corporei e, fondamentalmente, riceverne implica formulare ipotesi circa il loro significato, cercare spesso ulteriori informazioni, eventualmente ricorrere ai professionisti sanitari; questo processo è stato definito teoria dell’informazione e dell’autoregolazione e procede dal basso verso l’alto, ossia, categorie mentali o schemi sono attivati da stimoli o fatti.
Può verificarsi un processo in direzione contraria, ossia, che i sintomi fisici vengano interpretati, ed addirittura individuati, sulla base di una data teoria della malattia o della salute.
I concetti di salute e malattia, quindi, possono differire da una cultura ad un’altra.

Azione sui sintomi: non necessariamente la gente reagisce alle proprie sensazioni fisiche nella maniera opportuna, ossia, richiedendo assistenza e cure mediche, anzi, talune ricerche hanno posto in evidenza l’irragionevolezza dei comportamenti comuni e come vengano sottostimati il pensiero di poter contrarre malattie gravi, subire perdite o morire prematuramente.
Conoscere i reali fattori di rischio per la salute non fa diminuire il comune ottimismo, anzi, esso aumenta quando alle persone siano resi noti dati statistici circa l’incidenza d’alcune malattie o la pericolosità di taluni comportamenti (ad esempio, il tabagismo); può invece accadere di diventare più realisti dinanzi all’insensatezza altrui.
Una consulenza professionale non fa necessariamente diminuire i comportamenti irrazionali: molte persone tralasciano d’assumere i farmaci, i cibi consigliati, o non fanno gli esercizi raccomandati, principalmente a causa della loro ignoranza.
Meno si capiscono le istruzioni altrui, minore è la collaborazione.
Non basta che il personale medico od infermieristico forniscano maggiori e più chiare informazioni, perché mutino gli atteggiamenti comuni; studi che abbiano coinvolto pazienti con pressione alta, cui furono mostrate diapositive che illustravano il problema e che possedevano materiale informativo che sottolineava i benefici della cura ed analisi mediche regolari, hanno dimostrato che dalle nuove valutazioni avvenute nei mesi successivi, emergeva che i destinatari degli interventi ne sapessero di più circa il loro disturbo e come dovessero affrontarlo rispetto ai gruppi di controllo, tuttavia, non che vi fossero differenze significative nella loro disponibilità a seguire i consigli professionali e nei livelli di pressione sanguigna nuovamente rilevati.

Quanto ai prodotti per l'integrazione alimentare o funzionali ad una sicura ed efficace igiene personale o cura degli inestetismi cutanei - sebbene vengano pretestuosamente spesso lamentati i prezzi eccessivi di quelli commercializzati dalle aziende che ricorrano al Network Marketing per la distribuzione -, tendono a non essere utilizzati con la frequenza che sarebbe necessaria ad ottenere miglioramenti significativi, più per dimenticanza, pigrizia o svogliatezza che per reale proibitività dei costi; il grande vantaggio offerto dai caffè e dalle altre squisite bevande che ormai con piacere consumo, è che, oltre ad essere addizionati con estratto di Ganoderma lucidum, NON richiedono di modificare le abitudini quotidiane comuni a miliardi di persone nel mondo.

Fattori sociali che determinano la malattia

Le ricerche sulla relazione tra storia clinica e personale dell’individuo furono iniziate nel 1940 da Adolf Meyer, il quale, anziché considerare la struttura fisica come qualcosa di isolato ed autonomo, riteneva che il funzionamento corporeo debba strettamente dipendere dalle relazioni che l’individuo intrattenga con gli altri: i suoi studi condussero a quelli sullo stress da parte di Selye, il quale ne parlò in termini di adozione di un atteggiamento di difesa ovvero, acceleramento delle funzioni controllate dal sistema nervoso autonomo (battito cardiaco, affanno, secrezione adrenalinica) od ancora riduzione dell’attività del sistema immunitario.
Non solo lo stress arreca un deterioramento alle condizioni fisiche, ma aumenta la probabilità degli incidenti: solitamente, le persone sottoposte a stress sono meno prudenti ed attente alle conseguenze possibili delle loro azioni e, all’interno di strutture lavorative, soffrono della sindrome del burn-out.

Impotenza e salute

La perdita del potere di controllo sul proprio ambiente fisico e sociale, eventualmente solo presunta, può avere sull’individuo conseguenze catastrofiche, perfino letali ed è sicuramente frustrante.
Definiamo frustrazione la condizione in cui viene a trovarsi un individuo quando la soddisfazione dei suoi bisogni venga ostacolata od impedita: è un’evenienza normale, anzi, una delle esperienze che contribuisce a strutturare un buon adattamento alla realtà.
Cause di frustrazione:
  • familiari: la madre costituisce la prima fonte di frustrazione, sia ch’elargisca le proprie cure in maniera rigida o, addirittura, anaffettiva, sia che si riveli protettiva ed ansiosa, sottoponendo il figlio a sorveglianza e cure meticolose, proibizioni eccessive ed ossessive, limitazioni severe della sua spontaneità e libertà di contatto con l’ambiente.
    Genitori troppo remissivi ed acquiescenti ad ogni desiderio del bambino, ugualmente, sono fonte di frustrazione, ossia, consentono ch’egli permanga troppo a lungo nello stato dell’egocentrismo e del narcisismo e tale posizione distorta ed irrealistica nel rapporto con le difficoltà, diverrà fonte di frustrazione non appena dovrà allontanarsi dall’ambiente familiare.
    L’atteggiamento degli adulti rilevabile nell’educazione al controllo degli sfinteri, s’estende a tutta una serie d’altre circostanze, quali l’educazione al comportamento alimentare.
    Nel corso dello sviluppo, il complicarsi della trama dei rapporti affettivi rende sempre più numerose le fonti di frustrazione e determina, quindi, un modellamento progressivo degli stili di reazione ed un incorporamento di valori e regole, che costituiranno delle linee guida per affrontare le frustrazioni che si presenteranno anche in epoche successive della vita.
  • da ambiente sociale: ad esempio, in una fabbrica, un operaio potrà tollerare abbastanza le frustrazioni di carattere fisico (rumore, turni faticosi…), mentre non accetterà di buon grado che la struttura direzionale escluda il suo parere rispetto ai piani di produzione, un’eccessiva sorveglianza e la mancanza di promozioni.
  • da ambiente fisico: la distanza della propria abitazione dai centri urbani, il sovraffollamento, il rumore e quant’altro sono generalmente ben tollerati, in quanto fonti di frustrazione percepite come anonime, prive d’intenzionalità o di significato personale.
  • personali: possono essere dovute a difetti fisici, psichici od intellettivi.
Talvolta, coesistono due istanze inconciliabili nello stesso individuo e ciò genera un conflitto: ad esempio, l’adolescente quasi mai è consapevole di desiderare fortemente la protezione dei genitori, nonostante li accusi di limitare la sua autonomia, così proietta su di loro gli ostacoli che personalmente frapponga al suo completo allontanamento da casa.
Ugualmente, un giovane che senta di non aver scelto un partner che soddisfi le aspettative genitoriali può rinunciare alla sua relazione per il timore dichiarato di dispiacere loro, mentre, a livello inconscio, prevarrà il bisogno della approvazione.
Tipi di frustrazione:
  • da impedimento;
  • da dilazione (ad esempio, del soddisfacimento del bisogno sessuale nonostante la sopraggiunta maturità: essa viene generalmente ben tollerata, poiché attenuata da una serie di compensi secondari, quali approvazioni o premi);
  • da conflitto.
Secondo il teorico della personalità Julian Rotter, alcuni individui interpretano gli eventi come il risultato di fattori esterni - al di fuori del proprio controllo - mentre altri li considerano l’esito di fattori interni: dal confronto tra i due gruppi, emerge i primi sperimentino una rabbia maggiore e sappiano cogliere meno l’eventuale benevolenza altrui nei loro riguardi; fin da bambini, sono considerati poco simpatici, risultano meno convincenti, nelle relazioni interpersonali confidano assai più nella coercizione che nella capacità di persuasione, spesso affrontano con meno decisione i conflitti di coppia.
Confrontati con gli “esterioristi”, gli “interioristi” risultano meno soggetti ad ansia debilitante, affrontano la vecchiaia con spirito migliore, si dimostrano più soddisfatti della vita, meno esposti alla depressione ed al suicidio; si ammalano meno spesso e sono meno propensi a divenire fumatori, fanno più esercizio fisico, sono meno soggetti a disturbi coronarici ed alla pressione alta. Usano più frequentemente le cinture di sicurezza, ricorrono a cure dentistiche preventive e le donne rimangono meno frequentemente incinte in maniera indesiderata.
Entrambi gli atteggiamenti sono “autoadempienti”: coloro che pensano di avere un controllo finiscono per esercitarlo veramente, mentre chi si consideri vittima del destino, facilmente andrà incontro alla perdita d’ogni risorsa.
E’ pur vero esercitare il controllo, spesso, possa essere stressante e fonte d’ansia e, in certe condizioni, si possa essere contenti di non esercitarlo affatto.

Secondo alcuni psicologi, per quanto possano sembrare obiettive, alcune ricerche tenderebbero a giustificare certi ideali culturali, rappresentando come migliori coloro che riescano a tenere sotto controllo gli eventi della propria vita; nelle società asiatiche, si pensa che tentare di controllare tutto non sia salutare ed anzi, fonte di stress: sarebbe meglio collaborare con l’ambiente, armonizzando il mondo fisico con quello sociale.

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