03 agosto 2016

Network Marketing, reti sociali e capitalismo terminale

aziende piattaforma agenda 21 denaro fiat crisi economica
Il precedente post incentrato sulle aziende – piattaforma e la deleterietà del cosiddetto capitalismo terminale potrebbe essere ritenuto una critica al capitalismo in sé e non di rado mi capita di leggerne sulla presunta necessità di un ritorno al passato, ad un'epoca in cui si fosse in grado di riconoscere i bisogni autentici e rincorrerne il soddisfacimento, senza che ne venissero indotti e si tramutassero in desideri comuni; si sente spesso dire: "Si stava meglio quando si stava peggio", ma personalmente dubito della reale saggezza popolare di tale motto! Ho sempre avversato ideologie collettiviste e soprattutto stataliste, anzi, quando ancora mi capiti di sentirmi esasperato per il fatto pochissime persone riconoscano il valore del Network Marketing, contemporaneamente mi ritrovo a concludere uno dei maggiori guai sia, specie in Italia, il permanere d'una cultura vittimistica ed assistenzialistica, che di fatto non induce a ricercare individualmente la soluzione ad altrettanto individuali problemi economici!
Per una mera questione anagrafica, non ho esperienza diretta dell'epoca in cui "si fosse più poveri ma anche più felici", tuttavia, ne sento parlare da mio padre e quelli che sono rimasti suoi amici: essi riferiscono di un'ostinazione nel riutilizzo delle cose, nel riciclaggio degli abiti e delle scarpe da fratello maggiore a minori e di giochi che non richiedessero altri materiali, se non quelli facilmente reperibili in casa, per iniziare una partita o passare ore spensierate per strada (pochi stracci per fabbricare un pallone od una bambola, un cerchio ed una bacchetta per farlo rotolare e quant'altro); i nostalgici dei bei tempi andati, però, non riflettono mai abbastanza sul fatto che non tutti vivessero nelle ristrettezze economiche ed anzi, la stratificazione sociale fosse maggiore all'epoca rispetto ad oggi e che un'oculata gestione del poco denaro che i poveri possedessero fosse l'unico modo per evitare una maggiore povertà, certamente affrontata con dignità, ma altrettanto certamente non davvero auspicata per sé ed ancor più per i propri figli!

Così come in passato, ancora oggi coloro che sembrino battersi a favore degli elementi più deboli della società esprimono demagogismo e populismo, poiché non praticano la sobrietà dei costumi invocata quale rimedio per i mali della società e contemporaneamente indicano alla massa degli elettori politici quali siano i
presunti nemici da combattere, alimentando sentimenti negativi quali l'odio, la rabbia o la paura nei riguardi di quanti divengano veri e propri capri espiatori della comune frustrazione (a sentire alcuni esponenti politici e conseguentemente il popolo degli imboniti telespettatori, tutti gli attuali mali del nostro Paese dipenderebbero dagli immigrati, come se davvero esistessero solo immigrati che individualmente decidano di cercar fortuna in Italia sottraendoci lavoro, anziché un progetto ben pianificato e finanziato dalle oligarchie occidentali per l'invasione dell'Europa, la perdità delle identità nazionali e delle comuni radici cristiane).
La crisi economica che ha depressivamente colpito gli occidentali e spinto al suicidio migliaia di imprenditori nostrani sarebbe dovuta ad una cultura che, a partire dagli anni cinquanta del ventesimo secolo e dagli Stati Uniti, pretendeva di sostituire interamente i bisogni autentici coi desideri più frivoli, tramutando gli individui in consumatori e sostenuta da forme di credito al consumo che avrebbero abituato la massa a vivere ben al di sopra delle proprie possibilità: sarebbe dunque opportuno che tornassimo allo stato che precedesse la corruzione dei costumi, quando ancora gli analisti faziosi e le pubblicità necessariamente ingannevoli non c'avessero convinti della possibilità di far crescere consumi ed ambizioni illimitatamente e della liceità di tale filosofia di vita (e nascostoci il fatto che i Paesi occidentali progredissero tecnologicamente a prezzo del depauperamento delle materie prime e delle risorse energetiche di quelli che depredassero!); sarebbe opportuno che facessimo ciò, ma saremmo anche
ormai incapaci di ammettere ed accettare i nostri limiti individuali e collettivi, quindi, destinati a risentire della scarsità dei beni sopravvenuta all'abbondanza di pochi decenni e dell'acuirsi – nuovamente – delle disparità sociali!
Di fatto, io non ravviso un futuro scenario distopico e non valuto negativamente il liberismo: quando mi capiti di pensare al futuro, mi rendo conto di non possedere le (presunte) certezze che possedessero le precedenti generazioni quanto a stabilità del lavoro ed accesso a trattamenti pensionistici e mi avvedo anche del fatto quasi nessuno più assegni realmente importanza alle relazioni affettive, amicali ed interpersonali e nel lavoro si agisca quasi solo opportunisticamente eppure, non riesco a sentirmene disperato; anzitutto, mi sento il solo responsabile del mio benessere, cioè, l'unico che debba e possa attivarsi per ricercare delle soluzioni allorché mi vengano precluse le possibilità che fino ad un paio di generazioni fa si potessero cogliere per garantirsi un decoroso sostentamento, inoltre, ho imparato a gestire talmente bene il denaro da non ritrovarmi in alcun modo indebitato. Mi sono soprattutto progressivamente liberato del modo in cui fossi stato educato a guardare al futuro, ossia, catastroficamente, vittima di forze esterne che dovessero sfuggire al mio controllo (quando mi capiti di rileggere qualche vecchio tema scolastico, mi rendo conto fossero invariabilmente incentrati sui problemi, mai sulla ricerca di soluzioni: mi venisse chiesto di ipotizzarne le cause, mai immaginarne le soluzioni!) e mi rendo conto che quanto più faccia in modo di conservare lucidità d'analisi e mentale, riesco ad individuare le soluzioni alle difficoltà che sopravvengano, ad attirare denaro e trarre conferma del mio valore attraverso le cose che riesca a conquistare (benché non vi sia attaccato).
Potrà sembrare banale scriverlo, ma il denaro, in sé, non è in grado di corrompere od inaridire gli animi ed il benessere autentico è morale e materiale insieme ed è il motivo per cui pervicacemente continui ad insegnare il Network Marketing costituisca un mezzo per acquisirne sul piano personale e finanziario! Come scrissi in un altro post, uno dei fattori che maggiormente abbia concorso ad una crisi economica che sembri non dover finire mai, è che abbiamo quasi cessato di scambiare denaro (cui oltretutto corrispondesse una contropartita aurifera) con prodotti e servizi reali e che gli intermediatori finanziari falsificassero i dati, affinché i richiedenti credito potessero risultare affidabili anche quando non lo fossero! Denaro creato dal nulla - cosiddetto denaro fiat - non ha più concorso al benessere della collettività, ha consentito alle élites che desiderassero controllarci di fare leva su tendenze edonistiche ed esibizionistiche per renderci sempre più soli, incapaci di comunicare autenticamente, manipolabili ed ha anche fatto perdere valore al risparmio in favore di investimenti spesso davvero allettanti, quanto azzardati! Purtroppo, si sono enormemente indebitati anche gli Stati che prima, invece, coniassero denaro e non lo chiedessero in prestito alle Banche private! Per il futuro, diversi autori prevedono il tramonto della "civiltà del possesso" a favore di quella della "condivisione" (dunque, la piena affermazione della sharing economy), ma, dal punto di vista liberista, nell'impedimento a possedere beni (piccoli o grandi, come la casa) è ugualmente ravvisabile l'obiettivo di rendere sempre più fragili, disorientate e manipolabili le prossime generazioni (senza contare il progetto di abbattere identità di genere e sessuale e svuotare di significato il matrimonio). Occorrerebbe, semmai, liberarsi dalla schiavitù del bisogno, cioè, non più essere costretti a fare cose indesiderate, accettando condizioni di lavoro sempre peggiori, pur di rimanere in grado di provvedere almeno alle più basilari necessità personali e proprio per questo motivo, ancora una volta, mi sento di consigliare di prendere in considerazione la grande opportunità commerciale rappresentata dal Network Marketing: il Network Marketer, infatti, impara che nel lavoro il tempo è un costo e non ne esista per fare qualsiasi cosa: riconoscendone l'enorme valore, sceglie di lavorare nel modo che gli consenta di averne per vivere bene!
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Naturalmente, l'alternativa al liberismo non può che essere rappresentata dal socialismo, ossia, dall'estinzione della proprietà privata a favore dello Stato: da un lato, la facoltà di utilizzare propri capitali per avviare attività economiche innovative che competano con altre imprese per la spartizione dei profitti ma contemporaneamente possano migliorare la vita della collettività offrendo beni, servizi ed a taluni membri di essa il lavoro; dall'altro, accentramento del potere economico e decisionale nelle mani dello Stato e possibilità, come reiteratamente verificatosi nel corso del tempo, di scadere nel totalitarismo. Lo Stato si sostituirebbe ai singoli individui nei processi decisionali, spersonalizzandoli, disconoscendone le aspirazioni, privandoli della possibilità di esprimere creatività, affinare talenti e migliorare quelle competenze che altrove potrebbero ancora determinare il successo delle imprese create autonomamente ed in grado non solo di competere con quelle rivali, ma prima ancora di costituire una rete globale di divisione del lavoro a vantaggio di tutti secondo debite proporzioni (cioè, quanto avvenuto in Occidente con l'affermazione del libero mercato e degli scambi monetari: ciò che si potrebbe definire passaggio da una "produzione per l'uso" esclusivamente in seno alle comunità medievali ed una "produzione per il mercato" destinata ad un mercato sempre più ampio ed oggi globale).
L'incremento della ricchezza, il miglioramento delle condizioni di vita di tutte le classi sociali e la nascita della cosiddetta classe media sono sempre dipesi dalle iniziative intraprendibili in un libero mercato e mai da un pieno accentramento ed esclusivo esercizio del potere da parte dei governi o dei monarchi: ad esempio, sebbene sia ormai risaputo che Luigi XIV non s'identificasse nello Stato ma pensasse che lo Stato avrebbe continuato ad esistere dopo di lui (non ha mai davvero pronunciato la pur famosa frase l'État c'est moi!), lui è tra coloro cui si deve il consolidamento di quella macchina pubblica e burocratica che ha continuato ad esistere fino ai nostri giorni rallentando l'intrapresa di iniziative imprenditoriali e commerciali proprio a causa della complessità e farraginosità delle procedure valutative ed autorizzative previste per l'approvazione di quelle proposte (anche se gli italiani, più dei francesi, hanno poi espresso ai massimi livelli pedanteria e corruttibilità!). Per inciso: la proprietà privata non è però mai stata talmente a rischio come da quando è stata definita la cosiddetta Agenda 21, ovviamente ignorata dalla gran parte di coloro che abbiano quali uniche - ed indotte - ragioni di vita partite di calcio, gossip e trash televisivo! Il rinvigorimento del socialismo e la sua espansione su scala globale sarebbero affidati ai pensieri fatti acquisire alle masse rispetto all'ambiente: che sia sempre più urgente preservarlo, limitare le emissioni di anidride carbonica ed il riscaldamento globale, espropriare le proprietà private e depopolare significativamente il pianeta (quest'ultimo concetto espresso non in maniera troppo esplicita!) per ovviare alla sensibile riduzione di risorse alimentari per tutti e che, in definitiva, debba essere lo Stato a realizzare tale progetto, a detrimento dei singoli ma perseguendo un interesse comune (in realtà, sono le élites globaliste a perseguire esclusivamente i propri)!
E' possibile che gran parte di coloro che attualmente vivano nell'abbondanza, e soprattutto s'illudano di non correre il rischio di dovervi rinunciare, non si rendano conto di doverla all'esistenza del libero mercato e solo per questo si dichiarino favorevoli al socialismo (anche la floridezza delle aziende che utilizzino il Network Marketing per distribuire prodotti/servizi e l'opportunità commerciale potenzialmente destinabile a chiunque sarebbero impensabili in un sistema socialista e centrato su se stesso)!?!

Come spiegato nel precedente post, in futuro dovremmo attenderci, almeno secondo autori cosiddetti di sinistra, non tanto il fronteggiamento tra Paesi capitalisti e socialisti, quanto la globale diffusione del post capitalismo o, che dir si voglia ancora, del
capitalismo terminale: essi predicono che la produzione di beni e, soprattutto, l'erogazione di servizi dipenderanno largamente dalle capacità collaborative di professionisti all'interno di aziende – piattaforma e dall'imprescindibile ricorso a tecnologie anzitutto in grado di connettere facilmente professionisti ovunque residenti; si potrebbe parlare di produzione collaborativa, tuttavia, ciò non significa che beni e servizi non risponderanno più a logiche di mercato o che l'organizzazione reticolare di tante imprese già contraddica il modello capitalistico, semmai, che i lavoratori siano chiamati a costruire ed armonizzare reti sociali, ed esprimendomi così torno a dare una definizione di Networking - e Network Marketing - a mio avviso molto efficace. Si tratta di sviluppare relazioni interpersonali da cui far derivare collaborazioni lavorative legate a precisi e complementari interessi ogniqualvolta se ne dia l'opportunità! Si tratta di scambiare risorse e rendere disponibili competenze secondo un'ottica collaborativa, nell'interesse degli attori coinvolti nella produzione, distribuzione od erogazione di prodotti o servizi: si è insomma passati dal capitalismo idustriale a quello cognitivo! Di fatto, si potrebbe parlare di decentralizzazione e specializzazione del lavoro non in antitesi al capitalismo, bensì, quale espressione della sua più embrionale ulteriore evoluzione!
In futuro, i confini tra tempo lavorativo e libero risulteranno ancor meno netti rispetto a quanto non possano già esserlo oggi per i lavoratori più giovani e la massa dovrà accettare che le innovazioni tecnologiche riducano drasticamente il tempo da dover destinare al lavoro tradizionalmente inteso e perfino il numero dei lavoratori addetti a processi produttivi e distributivi altrettanto tradizionalmente intesi: si potranno tuttavia cogliere delle opportunità come quelle offerte dai network, poiché
sempre più aziende vorranno trasformare i propri consumatori in promotori dei propri prodotti e/o servizi; semplificando moltissimo, già gli attuali Network Marketer potrebbero essere considerati null'altro che promoters di aziende disposte a ben remunerarli affinché ne utilizzino e facciano conoscere i prodotti o servizi, che altrimenti acquisterebbero altrove, ma non realizzando un "consumo intelligente" a beneficio di entrambe le parti! A proposito, sei mai stato pagato per bere caffè?

Personalmente, sono un convinto assertore dell'opportunità – anzi, dell'indispensabilità – che la proprietà privata, e la proprietà privata di capitali, continuino ad esistere: si potrebbe forse prescinderne in una società che tornasse ad essere primitiva, ma non in una società ad avanzata divisione del lavoro, dei prezzi e degli scambi sui mercati internazionali. Quando prenda in considerazione le piattaforme sociali e più ancora le aziende – piattaforma, riesco ad immaginare che in futuro il benessere di milioni di persone sarà determinato dalle interazioni di rete (cui assegno grandissima importanza, specie in relazione alla circolazione di informazioni altrimenti difficilmente reperibili: diversamente, non farei il blogger!), ma non che prodotti e servizi potranno essere gratis per tutti, anziché destinati ad un mercato di consumatori/fruitori reso possibile dagli investimenti di capitali privati! L'abolizione dei prezzi e dei mercati sarebbe cosa talmente bella da risultare inevitabilmente utopistica, ma, soprattutto, ho sempre reputato lo statalismo opposto al capitalismo quanto di più deresponsabilizzante nel determinare i destini individuali, spersonalizzante e perciò involutivo potessi prendere in considerazione!
Naturalmente, io auspicherei un mondo in cui continuassero ad esistere i mercati, ma non élites di banchieri che continuassero a decidere delle sorti dei Paesi attraverso infinite ingerenze nella politica e conseguentemente nelle vite dei singoli cittadini ridotti ai ruoli di componenti di un sistema ingrato e contribuenti, senza tempo da dedicare a ciò che li potesse gratificare interiormente e perfino per rendersene conto! In definitiva, desidererei che l'informazione migliorasse sensibilmente; che all'informazione mainstream sempre più si sostituissero fonti libere, anch'esse decentralizzate e poco onerose da porre in circolo e fruire: tutto ciò, però, non avrebbe nulla a che spartire col socialismo; con un regime liberticida e distopico verso la cui realizzazione pure constato si proceda speditamente. Mi soffermo spesso ad osservare ed analizzare turbato i comportamenti altrui, rilevando una notevole discrepanza tra il desiderio di libertà che più o meno tutti esprimano verbalmente e la totale incapacità di specificare in cosa potrebbe consistere "maggiore libertà" e come acquisirla: mi sembra chiaro che quasi tutti si limitino a farsi dirigere dalle aspettative altrui nei loro riguardi – siano esse familiari o della società – e, d'altro canto, che il disorientamento aumenti quanto più vengano compromesse vecchie certezze lavorative e valori morali; mi ritrovo spesso a parlare con una mia collega networker di coloro che quotidianamente incontriamo come di "morti viventi" incapaci di reagire ai cambiamenti con la nostra stessa sollecitudine e di appassionarsi a qualsiasi cosa che non sia il calcio, la moda, il gossip o quant'altro non serva che ad omologare le genti e renderle incapaci di esercitare uno spirito critico!
Mi chiedo come sia possibile che persone che siano nate nel mio stesso tempo, nello stesso luogo, che abbiano frequentato le stesse scuole e subito lo stesso lavaggio del cervello – laurearsi, cercare un "buon posto di lavoro", sposarsi, produrre e soprattutto consumare ed infine morire –, non sappiano fare altro che continuare ad elemosinare un "buon posto di lavoro", senza desiderare una comprensione più profonda delle ragioni per cui vivano nell'incertezza e contemporaneamente non prendendo nemmeno in considerazione delle opportunità diverse dalle solite quando vengano loro offerte!?! Particolarmente i mass media sembrano essere esclusivamente interessati ad ingenerare timore nel futuro ed odio nei riguardi dei capri espiatori che meglio possano funzionare in un dato momento storico: evito nella maniera più assoluta di guardare in televisione qualsiasi programma riguardante la politica, gli ormai onnipresenti serial polizieschi sempre più truci i cui protagonisti sembra non possano che adottare toni minacciosi od inquisitori, e tutti quelli che pongano in competizione i concorrenti, cioè, gli stessi che, ad esempio, ipnotizzino il mio anziano genitore davanti allo schermo e lo portino ad affliggersi quando avrebbe solo bisogno di pensare che la vita dei vecchi non debba ridursi allo scadenzario dei farmaci o delle bollette!
La quasi totalità di coloro che mi circondino mobilitano esclusivamente energie oscure: hanno disimparato ad esprimere autenticamente emozioni e sentimenti vitali quali la gioia, l'empatia, l'amore; se ne parlano, lo fanno attraverso i social network, cui affidano la speranza di una popolarità che dovrebbe servire a farli sentire soddisfatti di sé ed invece serve solo a renderli sempre più impudichi, volgari e contemporaneamente, morbosamente interessati anche ai fatti altrui! Si è imparato a far dipendere il valore personale dal numero dei followers sui social network e delle condivisioni delle proprie foto discinte, continuamente alla ricerca di gratificazioni istantanee del proprio narcisismo e si è accettato che la scuola debba esclusivamente puntare sulla trasmissione di quei contenuti che possano rendere efficienti i futuri lavoratori ai limiti della robotizzazione, salvo non tenere da conto che solo coloro che saranno ancora in grado di esprimere creatività nel lavoro sapranno... crearne uno economicamente ed interiormente gratificante! Se un tempo era ammissibile pensare che essa potesse aiutare i discenti ad acquisire consapevolezza delle loro potenzialità, affinare attitudini e talenti affinché potessero conseguire ruoli e posizioni grazie ai quali concorrere al benessere della società mentre raggiungessero il proprio, oggi sarebbe imperdonabilmente ingenuo pensare che non serva ad altro che ad un addestramento che li adatti alle condizioni di vita e lavoro che trovino esternamente e che quanto riconduca all'umana individualità voglia essere contenuto dalle istituzioni. Manca quasi completamente la consapevolezza che sia il pensiero a creare la realtà e che la collettività nel suo insieme rafforzi il potere di quelle istituzioni politiche, economiche e sociali che riescano a condizionare i pensieri altrui, mantengano costantemente basso il tono umorale collettivo e direi perfino la frequenza vibratoria di coloro che vengano considerati mere risorse da sfruttare per tornaconto materiale immediato!

A questo punto, mi chiedo pure: che fare? Come ho già avuto modo di scrivere, non reputo salvifica la via dello statalismo, ma nemmeno desidero che la ricchezza continui ad essere appannaggio di coloro che pensino di essere padroni delle nostre vite; d'altro canto, frenare il progresso tecnologico non sarebbe ammissibile, tanto meno praticabile, in un mondo ormai iperconnesso e globalizzato.
Sono convinto che un aspetto fondamentale di cui tener conto sia che
in futuro lavoro e reddito non dovranno più esser fatti dipendere l'uno dall'altro, affinché alla perdita del lavoro non corrisponda più l'azzeramento quasi immediato del reddito: se non fosse indispensabile detenere un lavoro a tempo pieno e per un lunghissimo lasso temporale? Secondo numerosi economisti, la soluzione ai problemi attuali passerebbe per un "reddito minimo di cittadinanza" (o come alternativamente lo si volesse definire) e la cosiddetta sharing economy: il primo aumenterebbe il potere d'acquisto di coloro che oggi vivano ai margini della società, mentre l'altra segnerebbe il passaggio da un'epoca in cui le cose si dovessero necessariamente possedere e denotassero lo status socio-economico dei possessori, ad una in cui ciò che servisse, specie se per un limitato periodo di tempo, potrebbe essere reso fruibile per tutti passando da un affittuario all'altro a fronte di pagamenti d'importo modesto o direttamente in cambio di un altro bene o prestazione compensativa; si avrebbero, dunque, possibilità di sentirsi parte di una comunità e così soddisfare uno dei più importanti bisogni umani e convenienza non soltanto dal punto di vista economico, ma anche relazionale!
Nell'ottica dell'
economia della condivisione, la fruizione sostituisce il consumo e si parla di 'accesso' anziché 'proprietà': l'assunto è che si possa vivere bene, anzi meglio rispetto al passato, senza possedere troppe cose che distolgano dal perseguimento di obiettivi evolutivi. Nella società del futuro, dunque, non avrebbe più motivo di esistere il concetto di "carriera": quella stessa "carriera" che già oggi sia divenuta ardua per i lavoratori salariati ed i liberi professionisti a partita iva, se per "carriera" intendiamo un aumento del carico di responsabilità, cui, però, potesse conseguire un reddito più elevato ed il modo di assicurarsi una buona pensione e la possibilità di andarci quando l'età consentisse ancora di godersela! I lavoratori – almeno quelli che esprimeranno sufficiente adattabilità alle mutate condizioni lavorative – passeranno da un incarico all'altro se sapranno rendersi costantemente disponibili in rete e più che competitivi quanto ai costi dei servizi erogati! Peraltro, sono moltissimi quelli che si lamentino dei contesti lavorativi in cui siano inseriti oppure, proprio della mancanza di lavoro – ho modo di conoscerne quotidianamente –, ma pochissimi quelli che accettino di convertirsi magari in telelavoratori o di avviare, come nel mio caso, un'attività gestibile da casa e nemmeno soggetta a particolari restrizioni orarie o precaria come le precedenti. Quanti utilizzino il capitale intellettuale per lavorare non smettono mai del tutto di pensare alla propria attività, sia che lo facciano per migliorare le prestazioni, sia che ricerchino soluzioni ad eventuali problemi contingenti. Questo è anche il principale motivo per cui il Network Marketing non viene apprezzato: si preferisce sottostare alla rigidità operativa imposta dai superiori (spesso, perfino alla loro arbitrarietà decisionale), ma potersi sempre riferire a qualcuno che dica esattamente cosa fare e come farlo (non necessariamente spiegandone la ragione). Lavorare in sede e, soprattutto, come dipendenti è deresponsabilizzante e mentalmente poco impegnativo, perciò, per molti, ancora preferibile all'espressione di creatività, ricerca di soluzioni in maniera autonoma ed all'autodisciplina necessaria per non far sovrapporre gli impegni lavorativi con quelli familiari e svolgere adeguatamente entrambi. Per quel che riguardi coloro che non abbiano un lavoro, ma ne rifiutino uno da casa/online, aggiungerei il fatto che lavorare sia ancora associato, specie dagli incolti, all'idea di dover faticare fisicamente ed alcune attività non riescano ad essere considerate legali o proficue. Il mondo del Network Marketing, tuttavia, riflette i profondi cambiamenti intervenuti nel modo di lavorare nel corso del tempo, quanto meno quelli positivi: è possibile farlo esclusivamente online, avvalendosi di strumenti tecnologicamente avanzati ed efficaci, senza necessariamente rinunciare ai contatti interpersonali diretti per coloro che li apprezzino e si prefiggano di migliorare costantemente le proprie modalità di comunicazione e vendita sotto la guida dello Sponsor.

In definitiva, io penso che il fatto di appartenere ad una società decadente non implichi che debba soccombere, accettare con rassegnazione un destino di miseria, anzi, proprio per questo motivo ho scelto di promuovere il Network Marketing quale stile di vita: perché è l'unica opportunità che mi sia stato dato di cogliere in grado di migliorare la mia vita mentre mi adoperi per migliorare quella altrui, facendo sì che il benessere materiale non costituisca un fine, bensì, una leva per quello psicologico e morale; nella mia veste di Network Marketer, ho scelto di costituire uno splendido esempio di imprenditività in un'epoca che gli arrendevoli definiscono di crisi economica irrimediabile, abbandonandosi al compatimento di sé, ed altri riescono a vivere all'insegna di autodeterminazione e propositività: se desideri fare altrettanto, non hai che da
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