04 settembre 2018

Scuola, Università, specializzazioni istituzionalizzate, Network Marketing

sistema piramidale ricatto occupazionale working poor

Un gruppo di lavoro ideale potrebbe ricordare quello di bambini che giocassero insieme e nel farlo fortuitamente apprendessero nuove cose e sviluppassero nuove competenze: esattamente come dei bambini che traessero piacere dal giocare insieme e da un'ampia libertà di rinegoziare continuamente le regole del gioco, degli adulti potrebbero concorrere al raggiungimento di un obiettivo comune secondo le rispettive capacità, ma non necessariamente quelle che fossero state analizzate, valutate e certificate durante lunghi percorsi di formazione scolastica ed accademica. Tale gruppo di lavoro potrebbe mancare di un supervisore che assegnasse individualmente precisi compiti e vigilasse sul rispetto di protocolli e procedure pena sanzionamenti eppure, sarebbe idealmente in grado di produrre qualcosa od organizzare un servizio che potesse soddisfare autentici bisogni altrui: si lavorerebbe all'insegna della collaboratività e talvolta perfino divertendosi e certamente non avendo quale unica spinta motivazionale la corresponsione di un compenso (peraltro, il numero dei cosiddetti working poor è in continuo aumento, specie in Italia, e si stima che entro il 2050 essi costituiranno un quarto della forza lavoro nostrana!).
Per quel che mi riguardi, la mera corresponsione di un compenso, specie se elevato, non ha mai costituito la principale o perfino unica ragione per cui accettassi una proposta di lavoro: non che abbia mai disprezzato il denaro, tuttavia, ho sempre desiderato che ciò che facessi migliorasse la mia vita sotto ogni punto di vista e contemporaneamente non comportasse lo sfruttamento e l'impoverimento altrui; così come non ho accettato di aderire a network che promuovessero il gioco d'azzardo o prodotti e servizi per adulti, anche quando debba acquistare un bene per l'ufficio o per me stesso faccio in modo di scegliere ciò che possa aver meno impattato su un territorio o su una popolazione od una specifica categoria di lavoratori fin dal momento dell'approvvigionamento delle materie prime e tenendo conto che, presto o tardi, quel bene dovrò necessariamente buttarlo (ma quanti si preoccupano davvero, o perfino conoscono, ad esempio, la storia, dei minatori congolesi che estraggono il coltan in condizioni disumane solo perché gli occidentali possano cambiare continuamente modello di smartphone? Quanti hanno mai sentito parlare dell'obsolescenza programmata della gran parte delle cose che acquistiamo? E quanti, nonostante queste e molte altre cose le sappiano, trovano il modo di accettarle pur di non dover minimamente modificare le proprie abitudini di consumo?).
La massa dei lavoratori e dei consumatori è ancora costituita, e forse lo sarà sempre, da persone incapaci di pensare autonomamente e che dalla reiterazione e perpetuazione di schemi comportamentali, abitudini, valori trasmessi dai sistemi educativi o dalle religioni trae quel tanto di forza che serva ad ottenere riconoscimento sociale ed il mantenimento del sistema capitalistico; i peggiori sono quei tanti, troppi laureati che credano di aver compiuto chissà quale impresa degna di distinzione nell'aver seguito un percorso formativo accuratamente programmato e monitorato solo affinché acquisissero titoli in grado di farne avvocati, medici, professionisti disponibili a difendere l'indifendibilità di taluni comportamente umani, come curare coi farmaci milioni di persone fatte ammalare con un'alimentazione insana ed un altrettanto insano stipamento in città affollate e qualsiasi altra cosa sia funzionale alla perpetuazione degli interessi economici dei gruppi di potere che parassitino miliardi, ormai, di persone! Essi sono disponibili a sacrificare molto di sé, purché possano almeno ottenere di essere riconosciuti e chiamati 'dottori' e circondarsi di ciò che procuri l'ammirazione altrui, e pazienza per quanto costi e quanto altro tempo il lavoro necessario ad acquisire sempre nuovi status symbol dovrà essere sottratto a quello che, invece, si potrebbe trascorrere coi figli o facendo cose più divertenti o perfino in grado di nutrire lo spirito! 

Nel precedente post, spiegavo che si potrebbe vivere meglio senza un'educazione scolastica formale che non ignorasse l'unicità ed irripetibilità degli esseri umani e che i sistemi educativi abbiano ovunque concorso alla gerarchizzazione delle società ed a sopprimere la curiosità, la creatività e le qualità morali che avrebbero reso le genti meno mansuete e manipolabili: poter essere quel che si desiderasse essere avrebbe sempre reso tutti più felici, non sarebbero esistite divisioni artificiose basate sulla formazione che fosse consentito ricevere ed i ruoli conferiti quale inevitabile ed irrimediabile conseguenza, ma, naturalmente, ciò avrebbe anche sempre comportato, come tuttora comporti, la capacità di dirigere la propria vita, anziché lasciare che a farlo siano gli altri e sempre più potentemente quanto più si risalga dalla famiglia alle istituzioni, dalle più potenti tra esse ai ristrettissimi gruppi di potere che governino il Mondo.
 

Nel precedente post, ho ugualmente ricordato quanto tempo abbia personalmente dovuto sottrarre ad attività che potessero gratificarmi a favore di esperienze di studio rivelatesi fallimentari, ma proprio deprivare gli esseri umani del tempo è tra i compiti della scuola come della fabbrica o dell'ufficio e riflettendo sull'irrecuperabilità di tale risorsa ci sarebbe da considerarla una finalità delittuosa: si viene privati di tempo che dovrebbe servire a far cose che sviluppassero la nostra individualità e contemporaneamente costretti ad adattarci ai ruoli che vengano concepiti come quelli più adatti a noi (ragioniere, geometra, tecnico di qualcosa programmato alla futura ricerca di un lavoro da dipendente, liceale fatto convincere che acquisirà prestigio sociale laureandosi, così condannandosi, invece, ad un'ulteriore e rigida attività di programmazione che lo porti ad identificarsi completamente con un ruolo lavorativo ed a far dipendere il proprio valore unicamente da esso, come se realizzazione individuale e professionale dovessero necessariamente coincidere!); si potrebbe dire si nasca liberi, ma si venga coercitivamente adattati ai ruoli che risultino funzionali al mantenimento dell'ordine delle cose. Personalmente, e non è la prima volta che lo scriva, provo molta pena per coloro che necessitino di rimarcare continuamente siano 'dottori' o qualsiasi altra cosa dia loro l'impressione di esistere: provo ad interagire con gli altri esseri umani prescindendo dalle prerogative che talvolta sembrino differenziare marcatamente me e gli altri ed ho quasi completamente acquisito quella forza che consenta di non curarsi del giudizio altrui quando gli altri - gente che a malapena senta di esistere per aver introiettato ruoli sociali e professionali -, emettano giudizi sbrigativi ed insolenti; sono certo che raggiungerò un grado di distacco completo dal giudizio altrui quanto meno porrò limiti al mio processo di individuazione!

Per quanto io possa reputare sbagliato che il valore di un individuo venga fatto dipendere dal ruolo che ricopra in seno alla società e, soprattutto, dai capitali che sia in grado di mobilitare, e sebbene siano fortunatamente dello stesso avviso tante altre persone, resta il fatto che nel moderno Mondo globalizzato nettamente prevalga tale orientamento e gli esseri umani subiscano tanto incasellamenti sempre più restrittivi all'interno della matrice, quanto un incitamento continuo a trascendere i propri limiti: non nei termini di un travalicamento evolutivo degli stessi, quanto di un'esasperazione della competitività interindividuale che rechi beneficio a coloro che possano sfruttarne l'opera nelle vesti di lavoratori e l'urgenza di soddisfare bisogni indotti nelle vesti di consumatori. L'infausto esito di ciò è che quasi tutti, credendo di difendere legittimamente ideologie, valori e posizioni di relativo potere e lavorative che meritino di esserlo, finiscono col perpetuare i sistemi in cui si trovino inseriti e concorrano a creare un ancor più pericoloso nuovo ordine mondiale, mentre coloro che non si adeguino all'andamento delle cose vengono isolati quando vada loro bene o perfino etichettati come "devianti", per lo più pericolosi, che necessitino di cure psichiatriche o di interventi rieducativi che, ancora una volta, risultino funzionali alla perpetuazione dei sistemi in cui si ritrovino; in questi casi, il conferimento di un ruolo corrisponde al rischio concreto di subire lo stigma sociale quanto meno si riconosca di abbisognare di cure o correzioni e più ci si ostini ad esprimere un'originalità che gli adattati ai sistemi non desiderino consentire! E' come se scrivessimo che se ci sono dei perseguitati, è perché ci sono dei persecutori, ma che essi non potrebbero esprimere il proprio sadismo se non esistessero masse pronte ad esprimere masochismo e neghittosità!

L'esistenza di ideologie, correnti politiche, valori, perfino confessioni religiose apparentemente d'un'eterogeneità irriducibile è solo ciò che serva al potere per mantenere divisi gli esseri umani in una miriade di gruppi che non possano trovarsi d'accordo ed individuare concrete soluzioni ai problemi e perciò poterli comandare come sia sempre accaduto: divide et impera è un'efficacissima locuzione latina in grado di spiegare come esasperando le differenze tra individui o gruppi si possa evitare che si coalizzino e risolvano problemi comuni d'importanza maggiore rispetto a quelli per cui continuino a combattersi! Ed è il motivo per cui non ci si dovrebbe mai attendere che fossero le istituzioni (comprese quelle scolastica ed accademica) od i detentori di un potere economico a favorire un tipo di cultura che non educasse alla sottomissione alle autorità, al gregarismo, al conformismo da cui poter trarre sicuri piccoli vantaggi immediati a discapito di quelli che richiedessero più tempo ed impegno per poter essere ottenuti. Rimanere eterodiretti è un modo per poter comodamente riutilizzare nel tempo visioni stereotipate e spesso pregiudizievoli di ciò che costituisca la realtà esterna e soluzioni vetuste ad altrettanto annosi problemi: effettuare un'analisi più approfondita delle cose richiederebbe impegno da parte propria e la capacità di tollerare la frustrazione legata agli immancabili fallimenti solo propri che certamente precederebbero una possibile riuscita, dunque, la capacità di rimanere sempre centrati su se stessi e di conservare la propria integrità morale, decisamente molto più di quanto ci si possa aspettare da quasi tutti (si badi bene: non sto riferendomi ad una centratura su se stessi che volesse dire egoistica, ma all'esatto contrario: locus of control interno opposto a locus of control esternoriconoscimento dei propri limiti non per sentirsene disperati ma per superarli, empatia anziché egoismo allorché si riuscisse a desiderare per gli altri lo stesso benessere raggiunto per sé, anziché sentire di dover competere e difendersene per conservare quel che si fosse faticosamente conquistato)! 

Mi vengono in mente i discorsi che senta fare da anni nella mia città a proposito dell'Ilva o che si siano sprecati anche durante l'ultima campagna elettorale: un continuo parlare della necessità di rinunciare alla "monocultura dell'acciaio" o di "ambientalizzazione dello stabilimento siderurgico", affinché la massa dei tarantini possa coltivare sogni di rilancio dell'economia locale e contemporaneamente illudersi che si possa contrastare l'inquinamento laddove continui a dover esistere un impianto siderurgico di dimensioni colossali; un modo efficacissimo per evitare di educare un'intera comunità all'autoimprenditoria nello stesso tempo in cui il "ricatto occupazionale" continui allora a far accettare qualsiasi condizione di lavoro all'interno della fabbrica ed il mantenimento di livelli d'inquinamento letali per tutti (del resto, è risaputo quanto elevato fu il tasso di astensionismo al referendum consultivo sull'Ilva quando finalmente si riuscì ad ottenere almeno quello!).


Mi capita, sia pure meno spesso di un tempo, di sentirmi esasperato del fatto la gente – la quasi totalità di coloro con cui mi capiti di parlare di Network Marketing – non riveli il benché minimo interesse per un'attività che io, invece, abbia sempre considerato entusiasmante, sia perché m'incuriosisce conoscere nuove persone, sia, soprattutto, perché, almeno per me che non sono nato ricco, non esistono altre possibilità di acquisire un estremo benessere economico, se non puntando a costituire una estesa rete di downliner collaborativi: cosa dovrei fare, in alternativa? Confidare in una vincita cospicua? Mai stato il tipo! Ed il "lavoro per cui abbia studiato", se anche dovessi mai riuscire ad esercitarlo, mi traghetterebbe alla vecchiaia con una pensione miserevole! Se aggiungo che ricordo i tempi in cui io e mio padre conducessimo una piccola impresa familiare e, dopo aver sostenuto una miriade di spese ineludibili, ci ritrovassimo immancabilmente a fine mese impossibilitati a metter da parte sia pure piccole somme per far fronte ad esigenze future od anche solo partire per le ferie, ebbene, altrettanto immancabilmente concludo valga la pena insistere coll'attività di Network Marketing che, nella peggiore delle ipotesi, qualche mese può non farmi guadagnare, ma almeno non comporta costi fissi!! 

In realtà, io mi sono sempre concesso il lusso di fare quel che desiderassi od almeno provarci ed ogniqualvolta abbia effettivamente assecondato i miei desideri, ho portato a termine senza sentirmene stanco ciò che avessi intrapreso: posso aver accusato stanchezza fisica e mentale, ma non quel senso di alienazione che possa sopravvenire quando si percorrano strade indesiderabili per sé: mi sono cioè comportato... divertito e sentito orgoglioso come facciano i bambini quando vengano lasciati liberi di fare esperienza del mondo senza che gli adulti pretendano di educarli al rispetto di regole e tempi rigidi di fruizione di qualsivoglia attività (pensiamo a dei bambini che spontaneamente, ancora oggi, possano riunirsi per giocare a palla divertendosene, piuttosto che essere portati a calcetto, in piscina, a scuola di danza o quant'altro e continuamente vengano spronati ad eccellere e surclassare i "compagni di gioco" o di squadra: sfortunatamente per loro, questi ultimi si ritrovano a dover compensare con le proprie coppe, le medaglie, le salite sul podio, le soddisfazioni mancate ai genitori quando fossero piccoli o a dover rappresentare "motivo d'orgoglio" per i propri genitori rispetto ad altri genitori che evidentemente non debbano essere altrettanto bravi nel rendere i propri piccoli dei campioni!). 

Ugualmente, nel mondo del lavoro esistono persone che sappiano esclusivamente seguire le regole istituite da altri o vorrebbero entrarci coloro che ritengano apprezzabile il fatto di sapersi pedissequamente adattare alle direttive altrui e non si capacitino che un posto fisso non spetti anche a loro! Son quelli che sognano (addirittura!) una carriera militare che consenta loro di esercitare un controllo sui sottoposti, di poter divenire capisquadra in fabbrica ed esercitare un controllo sui sottoposti, capireparto in qualche catena della grande distribuzione organizzata ed esercitare un controllo sui sottoposti o magari insegnanti e poter esercitare un controllo sui sottoposti, altresì definiti studenti: beninteso, si daranno l'alibi di voler servire la Patria, nobiliteranno la tesi del proprio attaccamento al lavoro con la possibilità di offrire un futuro migliore ai figli in cambio di sudore copiosamente versato, diranno sempre svolgano il più bel lavoro esistente poiché dà loro modo di "aprire le menti dei più giovani", ma, in buona sostanza, accetteranno di far parte di un sistema piramidale in cui ognuno eserciti un controllo sui sottoposti in cambio di uno stipendio di cui spesso lamenteranno pure la miserevolezza! E se qualcuno avrà l'ardire di proporre un'attività che si possa svolgere da casa, nei modi e tempi che siano per sé congeniali e che sia comprovato a qualcuno renda cifre inarrivabili con qualsiasi lavoro da dipendente o perfino libero-professionale, allora fioccheranno le accuse di "piramidabilità", illegalità", "immoralità" di cui inizialmente mi seccassi anch'io ed abbia poi preferito imparare ad ignorare per rimanere concetrato sui pochi che dimostrino di saper apprezzare la libertà ottenibile con poche ore di lavoro giornaliere, ma svolte con costanza e rigore!

Per molti, troppi adulti, non si è più in tempo per cambiare le cose: continueranno ad associare la dignità di un lavoro alla fatica fisica che comporti od ai sacrifici per ottenerlo, dimentichi del fatto che ormai la prima sarebbe evitabilissima per effetto della robotizzazione del lavoro e che "sacrificarsi" quasi sempre volesse dire dover accettare soluzioni compromissorie affinché "una mano lavasse l'altra", qualcuno potesse arricchirsi e gli altri portare il pane a casa; io, però, confido che i più giovani sapranno sempre più riconoscere l'importanza dei lavori basati sulle soft skills e la costruzione ed armonizzazione di reti sociali ossia, ciò che richieda lo stesso Network Marketing! 

Network Marketing non è perpetuazione del sistema, di vecchie logiche di potere, di una cultura dominante, competitiva, gerarchica ed escludente i più deboli: Network Marketing è promozione di una cultura meritocratica ed inclusiva, in grado di accrescere il benessere personale e finanziario di tutti coloro che vi si cimentino con entusiasmo, serietà, spirito di servizio alla comunità che una maggiore disponibilità di denaro per tutti possa rendere più felice e sicura

Confido perciò in un futuro in cui possano esistere meno adulti scolarizzati, adattati e pietosamente fieri di ciò e più adulti che conservino quell'estrema adattabilità indice d'intelligenza e tipica dei bambini che consenta di rimanere aperti alle continue ridefinizioni evolutive dell'identità, non ultima quella lavorativa e adorerei arrivare a conoscere un Mondo in cui si potesse lavorare per il gusto di migliorarlo e non perché continuasse ad essere inculcata l'idea che ci si debba "guadagnare da vivere": per il solo fatto di nascere si conquista il diritto a vivere ed alla felicità! 
Naturalmente, so che tutto sembra prefigurare un futuro distopico in cui gli essere umani faticheranno ad immaginarsi non irrimediabilmente inguinzagliati, perciò, perfino nemmeno più umani, ma preferisco continuare ad immaginare per me opportunità da cogliere e traguardi da raggiungere orgogliosamente, perché fino a quando sarò in grado di farlo, la mia mente creerà un Mondo a misura delle mie capacità ed ambizioni! Una delle ragioni per cui amo la Psicologia, la Scrittura, il Network Marketing, le cose cui riservi tempo ed energie affinché progrediscano, è che sono accomunate dalla possibilità di farmi sognare un futuro ancora degno d'essere vissuto e dall'offrirmi poi il modo di presentarlo al mio prossimo, realizzarlo per me stesso ed insieme a coloro che ugualmente ancora riescano a sentirsi parte attiva del consesso umano.

La scuola continuerà ad essere riformata e le riforme la renderanno sempre apparentemente migliore rispetto al passato ed in realtà meno alienante di quanto purtroppo potrà essere in futuro. Gli edifici scolastici continueranno a costituire luoghi in cui concentrare (!) i membri più giovani della società che necessitino di ricevere un addestramento alle regole ed ai valori che debbano prevalervi: conosceranno l'autoritarismo dei suoi funzionari, benché abilmente mascherato da autorevolezza, e la competitività che, quanto più esasperata, determini il declino della collaboratività, della solidarietà, dell'umana empatia; viviamo ormai in una società in cui le stesse scuole, università, perfino gli enti che un tempo si sarebbero semplicemente definiti benefici ed oggi assumano complicate denominazioni sono chiamati a competere continuamente tra loro per ottenere fondi insufficienti per tutti e perciò da ripartire sulla base dei progetti che continuamente vadano fatti approvare da qualcuno per poter continuare ad esistere. Viviamo ormai in una società di lavori e lavoratori "a progetto" e di scuole, università, strutture sanitarie aziendalizzate e media largamente, se non esclusivamente, utilizzati per l'attuazione di progetti, tanto per rimanere in tema, d'ingegneria sociale!
La dispersione scolastica viene presentata come uno dei mali maggiori della società, quasi che la società dovesse potersi dire progredita solo il giorno in cui nessun bambino più sfuggirà all'obbligo scolastico, ma ciò su cui non riflettiamo a sufficienza, è il fatto che un bambino che riuscisse ad essere sottratto all'obbligo scolastico potrebbe non essere condannato ad una vita infelice, bensì, non risultare poi un adulto soggiogabile dalle regole del sistema, perciò in grado di minarne le fondamenta con idee autonome o perfino rivoluzionarie, non acriticamente calato nel ruolo di consumatore che perterrebbe a chiunque di noi (anche quando il lavoro ci manchi e renda difficile soddisfare i bisogni indotti oltre quelli ineludibili di sicurezza o di natura fisiologica!); ugualmente, si mira a non lasciare più un solo bambino – od anziano, e col tempo ciò riguarderà ogni singolo cittadino – privo delle vaccinazioni, formalmente evocandone il diritto alla salute, ma certamente non quello di decidere autonomamente come perseguirlo!

Il
bene collettivo, una sorta di bene superiore, deve predominare su quello dei singoli individui perché solo così è possibile ottenere che le singole individualità non vengano espresse e gli individui piuttosto finiscano col costituire una massa acritica. E saranno gli stessi schiavi a consentire il proprio sfruttamento, quanto più si presteranno docilmente e perfino compiaciuti a seguire nuove regole e mode: il tipo di società ch'essi siano chiamati a costruire presuppone che non solo ogni comportamento, ma perfino ogni pensiero od intenzione risultino catalogabili e monitorabili ed ovviamente sanzionabili; sono gli stessi schiavi a rendere possibile ciò anche rinunciando alla dimensione privata delle proprie esistenze in cambio di visibilità tramite le piattaforme sociali ed accettando di dover essere visibili per poter sperare di divenire "influencer", influenzare le masse e trarne arricchimento mentre siano le multinazionali che debbano prosperare all'infinito a sfruttare gli uni e gli altri ed a rendere gli "influencer", i più datati testimonial, le sempre valide star del cinema, della televisione o della musica conniventi coi propri progetti economici e di ingegneria sociale in cambio di denaro (dunque, semplicemente degli schiavi molto più ricchi, talvolta perfino esageratamente più ricchi, rispetto alla massa degli schiavi che li invidino e non si rendano conto del fatto quasi nessuno, in definitiva, rincorra davvero la felicità e provi a fare della propria vita un capolavoro!). 

Torno spesso sul tema dei palinsesti televisivi poiché trovo che la gran parte ci ciò che venga mandato in onda sia esecrabile, riducendosi ad un continuo "scontro tra le parti", al giudizio di sedicenti professionisti/specialisti che vada considerato inappellabile o, peggio ancora, al "giudizio del pubblico sovrano": in un'epoca in cui non esistono più sovranità nazionale e monetaria, ciò significa esista ancora almeno la... "sovranità catodica", e che il suo esercizio porti a sfogare le frustrazioni quotidiane attraverso un televoto che possa escludere dalla competizione i concorrenti giudicati antipatici o doppiogiochisti!?! In realtà, si concede al pubblico l'illusione di poter esercitare un controllo rispetto a ciò che venga mandato in onda nello stesso tempo in cui ciò che venga trasmesso rafforzi l'idea che l'autorità non vada mai posta in discussione, affinché il potere continui a poter essere esercitato senza evidente violenza su una massa addomesticata ed ulteriormente fiaccabile! 

Relativamente alla Scuola ed all'Università, il processo di aziendalizzazione ha comportato che scuole ed atenei cominciassero a competere e che dalla competizione dovesse scaturire l'indicazione degli istituti e degli atenei migliori ovvero, che si acuissero delle differenze talvolta insanabili e conseguentemente aumentassero i livelli di segregazione già esistenti e riferibili ai rispettivi bacini di utenti/clienti: se l'esasperazione della concorrenza determinasse un miglioramento dell'offerta formativa e soprattutto dei risultati ottenibili dai discenti o, per meglio dire, si riuscirà a farlo credere come altre cose non vere ma verosimili, se ne potrà concludere l'opportunità di privatizzare completamente il settore dell'istruzione ed esso diverrà del tutto equiparabile a quello secondario e terziario nell'economia di mercato.

Le innovazioni succedutesi nel corso del tempo hanno portato ad un sistema di premi riservabili alle scuole ed atenei e docenti "virtuosi", cioè, gli insegnanti sono stati resi più fragili, meno interessati a contrattare collettivamente le condizioni del proprio lavoro ed il trattamento economico come storicamente fosse sempre avvenuto finora e più propensi a compiacere i capi d'istituto ed i burocrati ministeriali: sono stati resi più fragili, ricattabili, manipolabili, isolati, poco inclini a collaborare ed anzi a denunciare l'indisponibilità dei colleghi restii ad accettare il nuovo che avanzasse proprio all'interno di un'istituzione che dovrebbe fortificare coloro che educhi, educare all'accoglimento e valorizzazione delle differenze, mirare a sviluppare il pensiero critico e la volitività non solo e sempre a parole ma concretamente.

Tutto ciò avviene in una società molto più scolarizzata che in passato che non riesce a risolvere molti dei suoi mali ed in cui troppi, ovviamente scolarizzati, sembrano pensare, ed in realtà vengono convinti, che per farlo occorrerebbero più anni d'istruzione obbligatoria, un aumento della scolarizzazione che arrivasse a coinvolgere tutti! Camaleonticamente, la scuola (ma ciò vale per le altre istituzioni, i partiti politici, lo Stato) riesce ricorrentemente a rinnovare la propria immagine senza che al suo interno cambi davvero nulla: si continua a crederla giusta ed indispensabile sebbene il tipo di società in cui si viva - ingiusta, profondamente corrotta, nient'affatto meritocratica, infelice - smentisca clamorosamente ciò e la sudditanza non sia più resa ad un Re nudo, ma ad Istituzioni che dovrebbero perseguire la felicità di noi tutti ed invece ci vogliono infantili, soli, ridotti ad analfabeti funzionali nonostante molto più tempo passato tra i banchi rispetto alle precedenti generazioni.

Il crescente analfabetismo funzionale, l'aumentato ed anzi, esasperato edonismo, la quasi impossibilità di rincorrere obiettivi a lungo termine quanto più i lavori divengano precari ed inconsistentemente retribuiti determinano, dunque, uno stile di vita improntato al consumismo ed alla gratificazione di innumerevoli bisogni indotti, come se gli acquisti procurassero continue scariche adrenalitiche e contemporaneamente rischiassimo tutti di sviluppare compulsività nello shopping: ogniqualvolta riceviamo un messaggio riferibile alla maggiore sensibilità ambientale rispetto al passato nei processi di produzione o di maggiore attenzione al benessere degli animali che debbano fornirci gli ingredienti basici delle ricette, ogniqualvolta venga precisato che con l'acquisto di un prodotto o servizio concorriamo a sostenere una nobile causa, non importa se la ricerca medica od il sostegno ad una piccola comunità nel cuore dell'Africa nera o quant'altro, ebbene, ogniqualvolta ci venga fatto pensare che un nostro acquisto possa servire una nobile causa, prima ancora quell'acquisto sostiene la proficuità di un'impresa commerciale, piccola o grande; il neuromarketing ha ormai ampiamente dimostrato la misura in cui gli acquisti possano essere condizionati dalle emozioni positive che siano in grado di suscitare! 
Personalmente, mi sono abituato a riflettere sul tempo che occorra per guadagnare quel tanto che basti per comprare le cose che mi vengano proposte ed ho scoperto di non voler impiegare la più preziosa delle risorse per lavorare fino a poter comprare dei beni materiali cui possa tranquillamente rinunciare: per me, ad esempio, è stata un'autentica liberazione abbandonare l'uso dell'automobile; non ho mai amato la guida e finché ne ho posseduta una, mi son dovuto preoccupare di sostenere tutte le spese che una di esse comporti: sebbene la quasi totalità di coloro che conosca si lamentino spesso delle spese legate alla manutenzione di un'auto e contemporaneamente trovino inconcepibile poterne fare a meno, io ci riesco benissimo e non averne una consente, ad esempio, di declinare facilmente gli inviti a pascolare da un locale all'altro il Sabato sera, magari allontanandosi anche molto da casa, per ritrovarsi a cenare con gente sgradita e noiosa! Nelle occasioni in cui non possa fare a meno di viaggiare in auto, mi rivolgo ad un servizio di taxi e finora ho sempre trovato conveniente continuare così (e sono talmente reazionario da rivolgermi a tassisti che posseggano una regolare licenza di servizio anziché sfruttati da un'azienda - piattaforma!).
Nel periodo in cui lavoravo presso un call center in cambio di un rimborso simbolico per minuto di conversazione e fossi tenuto a sorbirmi telefonate detestabilissime, invece, avevo acquisito l'abitudine a convertire il prezzo di ciò che pensassi di acquistare in minuti di conversazione necessari per guadagnare il controvalore dei beni e non ho quasi mai acquistato ciò che inizialmente sembrasse appetibile! 
Poco alla volta, sono giunto a considerare delittuoso impiegare del tempo nell'ascolto degli sfoghi di gente che non desiderasse evolvere in alcun modo e non potendo aiutare loro, ho aiutato me stesso cominciando a ricercare un'occupazione alternativa: in un caso come questo, la leva motivazionale si rivela tanto potente, quanto benefica! Del resto, io non desidero avere tanto denaro ma non il tempo per fare ciò che mi gratifichi profondamente e fortunatamente, ciò che più mi piaccia fare non richiede grande dispendio di denaro: se dovessi immaginare un'occupazione che potesse tenermi piacevolmente occupato per sempre, penserei di poter leggere o scrivere senza fine, magari con una tazza di tè fumante posata vicino al notebook ed un cagnolino acciambellato da qualche parte in una casa piuttosto isolata (sebbene abitare in un attico piuttosto elevato renda ugualmente bene il senso di uno splendido isolamento!). Potremmo tutti vivere meglio con meno cose ed avere più tempo per svolgere attività che ci piacessero, ma se le masse venissero poste nella condizione di poterlo fare, certamente spenderebbero meno per il proprio confort a casa, la palestra fuori dell'orario d'ufficio, la pay tv per guardare il calcio assieme ai sedicenti amici dopo i turni in fabbrica, i divertimenti, tutto quanto non possa radicalmente cambiare la propria condizione di schiavitù ma almeno serva a sentirsene temporaneamente sollevati; non solo: meno si può ambire ad impiegare il tempo come si desideri per un tempo indefinito, più sembra convenire rimanere concentrati sul lavoro ed occupazioni extra lavorative di poco conto e ciò comporta una progressiva rinuncia alle proprie ambizioni, un livellamento generalizzato verso la mediocrità, come se questa paradossalmente fosse una condizione naturale e perciò ineludibile dell'età adulta (infatti, ciò che gli adulti rimproverano spesso ai giovani è di non saper rinunciare ai propri sogni, come se il contenuto dei sogni rimandasse a delle illusioni irrealizzabili e non servisse invece a disvelare le proprie più autentiche esigenze, quei desideri ed obiettivi per sé importanti che, rincorsi con fiducia, consentirebbero a ciascuno di fare della propria vita un capolavoro!). Si spende, insomma, per migliorare l'umore, per combattere la noia (quasi tutti sono semplicemente incapaci di star bene da soli), per poter esibire ciò che sia presuntamente distintivo rispetto alla massa e siccome quasi tutti siamo indotti a desiderare le stesse cose, generalmente desideriamo quanto di meno distintivo ci possa essere! Si spende per acquistare cose che ben presto diventano noiose come quelle che già possedessimo od inservibili (obsolescenza programmata!) e, quel che è peggio, per coltivare abitudini insane, quali bere alcolici o fumare, mangiare cibo spazzatura, instupidirsi guardando programmi anch'essi spazzatura e commentare il trash sulle piattaforme sociali, prendere l'auto anche per percorrere brevi distanze o l'ascensore per far prima e non stancarsi troppo, insomma, tutto ciò che concorra a far ammalare ed inevitabilmente richieda di spendere altro denaro per curarsi quel tanto che basti non a guarire, ma a rendere floridissima l'economia nel settore farmaceutico.
Il consumatore medio è sostanzialmente insoddisfatto della propria vita ma troppo pigro per fare altro fuorché lamentarsene: dichiara di desiderare cambiamenti ma non affronta nessun percorso di crescita personale e molto presto diviene particolarmente indulgente con se stesso: giustifica i peccati di gola, le ore stravaccato sul divano, le chiacchiere inutili al telefono e la curiosità morbosa nei riguardi altrui che soddisfi tramite i social network col bisogno di tirare avanti alla meno peggio, così condannandosi ad un insulso trascinamento delle proprie sorti esistenziali! 
Lo stesso atteggiamento speranzoso attiene a molti di coloro che provino (!) a fare Network Marketing: acquistano il kit d'avvio dell'attività, ne annunciano entusiasticamente l'avvio sui social network che utilizzino, fanno un po' di passaparola (!), poi si pongono in attesa che l'attività si sviluppi e perfino consolidi, quasi che ciò potesse avvenire per magia!?! Ma il Network Marketing non è per coloro che affrontino la vita speranzosamente: esso è adatto solo a coloro che amino porsi obiettivi ambiziosi, affinché possano migliorarsi nel realizzarli e si migliora anche dandone agli altri la possibilità, premiando coloro che dimostrino maggiore impegno ed innescando un circolo virtuoso di ammirazione, ispirazione, sana competizione tra downliner.
Il Network Marketing presuppone la capacità, e prima ancora il desiderio incoercibile, di operare nel presente per migliorare il futuro: la mera speranza nel cambiamento è sostituita da azioni tangibili che consentano di superare una condizione ordinaria. La forza del Network Marketing consta nella possibilità di soddisfare le proprie ambizioni, a condizione che si aiutino i collaboratori a realizzare le proprie, dunque, nell'amore di sé e del prossimo esprimibile con gesti concreti ed evolutivi. Sentirsi un irrimediabile esito del passato può capitare a chiunque in altrettanto dannosi momenti di sconforto, ma è nell'autodeterminazione del proprio futuro che alcuni esprimono capacità di riscatto dalle difficoltà ed una visionarietà in grado di vincere sull'ordinarietà e così, dunque, agiscono anche i Network Marketer; non solo: nel Network Marketing è possibile ascendere ad un più elevato livello di benessere personale e finanziario a condizione che qualcuno dietro di sé vada ad occupare il posto appena lasciato libero, così che ognuno possa avvantaggiarsi del lavoro altrui e piccoli sforzi possano produrre grandi risultati!

In buona sostanza, a me il Network Marketing non ha portato fortuna, perché non ho mai sperato che me ne portasse e non avrebbe quindi senso che parlassi di mero esaudimento di un'aspettativa di maggiore benessere personale e finanziario: ho dovuto acquisire una buona conoscenza del sistema di lavoro in sé e degli strumenti che le aziende con cui collaborassi mi mettevano a disposizione – piani di marketing e mezzi tecnologici –, ma ciò che ha rappresentato un maggiore punto di forza è stata l'inattaccabilità della fiducia in me stesso allorché venissi tacciato di ingenuità da coloro che parlassero di piramidabilità del Network Marketing e non aspettassero altro che il momento in cui avrebbero potuto gongolare del fallimento dell'impresa e dei soldi spesi per riempirmi casa di prodotti che non meritassero d'essere acquistati (invece, ho sempre acquistato esattamente quel che mi servisse e pagato prezzi ragionevoli); ora mi trovo benissimo nella Compagnia del ganoderma, che offre prodotti di buona qualità ed un sistema di ripartizione delle commissioni preciso e puntuale, ma essere pagati per bere caffè è possibile per tutti coloro che sappiano riconoscere la vantaggiosità di un'opportunità commerciale!


Come ho già avuto modo di scrivere, l'idea che la scuola serva alla socializzazione dei bambini o, per meglio dire, che serva sempre al meglio la causa della socializzazione di bambini ed adolescenti non corrisponde al vero (basti pensare a quanti vengano sempre più spesso bullizzati!): nelle epoche in cui non esistesse l'obbligo scolastico, il processo di socializzazione avveniva principalmente ad opera della famiglia e laddove i più giovani fossero inviati ad imparare un mestiere e non è possibile asserire che non s'individuassero quelli più talentuosi, in grado di produrre opere ammirevoli e di concorrere all'avanzamento dell'intera società, basti pensare a ciò che accadesse in Italia durante il Rinascimento!
La scuola ha, piuttosto, il compito di uniformare le conoscenze ed i pensieri di coloro che siano costretti a frequentarla; di addestrare alla deferenza nei riguardi dei detentori del potere vicariati dagli insegnanti; di adattare i più giovani alla vita in una società distopica che richieda ruoli preordinati ed immutabili (basti pensare al dolore che provino coloro che non riescano a svolgere il lavoro per cui abbiano studiato!). 
D'altro canto, nelle sempre più complesse società contemporanee, esistono agenzie di socializzazione sempre più specializzate e differenziate eppoi, esistono i nuovi mezzi di comunicazione di massa, quei social media che avrebbero dovuto facilitare l'instaurazione di armoniosi rapporti umani o promuovere il recupero di quelli allentatisi ed invece rappresentano mezzi efficacissimi per la profilazione degli interessi degli utenti che le aziende possano sfruttare per stabilire quali convenga sostenere oppure contrastare, imporre modelli di consumo su scala globale, realizzare progetti di ingegneria sociale che solo apparentemente promuovano i diritti di talune minoranze e concretamente servano a minare il valore della famiglia, del matrimonio, a veicolare il messaggio che non debbano esistere limiti nel mentre che l'inaccettazione di essi renda tutti più egocentrici, edonisti, soli, incapaci di sostenere i rapporti allorché essi rivelino di poter anche procurare stanchezza e richiedere una dedizione alle controparti ed un'empatia che mal si conciliano con l'idea di doverne solo e sempre ricevere gratificazioni!
La socializzazione, dunque, può avvenire in vari modi ed ingenuamente possiamo pensare che il rapporto tra individuo ed agenzie di socializzazione non sia unidirezionale e pervasivo fino alla spersonalizzazione, ma quando ci si fermi a riflettere, almeno coloro che siano tuttora in grado di farlo, sul peso che abbiano acquisito la televisione e le piattaforme sociali specie nelle vite dei giovanissimi, inevitabilmente si conclude che riescano a determinarne i comportamenti; riescano a creare stili di comportamento, gusti, mode e modelli di consumo in grado di catturare l'attenzione delle masse inebetite e contemporaneamente distoglierla dall'attuazione di quelle 'agende' che stanno progressivamente ed irrimediabilmente determinando il declino delle società occidentali (pensiamo soltanto all'africanizzazione ed alla scristianizzazione dell'intero continente europeo, al fatto vada creandosi una massa informe e facilmente addomesticabile quanto più priva d'identità e di attaccamento ad un luogo natio, quella che Kalergi definiva una "subumanità resa bestiale dalla mescolanza razziale e con una molteplicità di personalità"!).

Poiché si mira all'avveramento d'una società distopica, si è progressivamente resa la società stessa sempre più specializzata, cioè, costituita da individui specializzati in sempre più ristretti ambiti del sapere e delle competenze, che debbano dipendere da agenzie altrettanto specializzate deputate a controllarne l'operato, da cui nessuno più, ormai, può prescindere: i professionisti dagli organi di controllo, i semplici cittadini dai professionisti! Non esiste più un mestiere od una professione che non richieda certificazioni, accreditamenti, formazione continua, l'utilizzo di certi strumenti a discapito di altri: la difesa dei supremi interessi dei cittadini/clienti/consumatori è sempre stucchevolmente evocata, ma la verità è che il carrozzone degli enti certificatori, dei controllori, dei controllori dei controllori e così via sostiene sistemi di produzione dei beni ed erogazione dei servizi resi ansiogeni e nevrotizzanti ma altrimenti incapaci di assicurare guadagni da capogiro a coloro che, in cima alla piramide sociale, ci trattino da schiavi imbecilli e se ne divertano (aggiungerei "giustamente", od almeno comprensibilmente, poiché ho sempre molto poco solidarizzato con coloro che si lamentino continuamente delle proprie sorti, ma non facciano nulla per mutarle e men che meno dimostrino gratitudine quando si cerchi di far loro comprendere si possa vivere meglio assumendosi la responsabilità di scelte per quanto possibile autonome: non facilmente, ma tanto più in pace con se stessi, quanto più ci s'impegni per rendere la propria vita degna d'essere vissuta e non un mero trascinamento lungo un cammino segnato da obblighi che comincino con la nascita e terminino con la morte, inframmezzati dall'adesione alle aspettative sociali e mai dal brillio della propria energia vitale!). 

Gli specialisti vengono formati non perché migliorino la società, ma perché, grazie alle lusinghe rappresentate dal capo coronato da alloro, prestigio sociale, un ufficio ben arredato, un buono stipendio ed altri benefits aziendali o, sempre più spesso, la mera rincorsa di tutto ciò per un tempo indefinito, si rendano accomodanti complici delle storture insite nel sistema capitalistico; dal canto loro, le masse delegano con sconcertante ingenuità ed irresponsabilità le decisioni più importanti che le riguardino per quanto attiene all'educazione, alla salute, all'ambiente... si fa un gran parlare di vaccini, ma quanti di coloro che si facciano vaccinare si documentano autonomamente sui rischi legati alle vaccinazioni? Quanti non traggono conclusioni esclusivamente tenendo conto di ciò che raccomandino i medici, assumendo che possano fidarsene? Ma il discorso vale per tutto! Per esperienza personale, posso dire non sia mai accaduto, nel corso degli ultimi anni, che qualcuno con cui abbia affrontato determinate questioni abbia accolto il mio invito a visitare un determinato blog, piuttosto che leggere un certo libro che, non dico potessero convincere della bontà d'una tesi alternativa, ma almeno instillare il dubbio circa delle credenze ch'io reputassi errate: perfino per quel che riguardi questo blog, non ho mai avuto l'onore di poterne discutere i contenuti con qualcuno cui abbia richiesto di leggerlo per potermene espressamente poi dare un parere!?! Beninteso, a me non interessa far proseliti in nessun campo, sia che si tratti di alimentazione vegetariana, che di terrapiattismo, euro o sovranità nazionale, scie chimiche o Network Marketing od una delle tante altre cose che rappresenti un mio interesse culturale od una questione che reputi fondamentale approfondire per comprendere le situazioni che mi capitino: ciò che trovo esecrabile in sé, perfino nauseante, è il comportamento di tutti coloro che pretendano di darmi lezioni - loro a me, sì! - senza che si siano mai degnati di affrontare talune questioni e perciò provare almeno a capirci qualcosa! Il Network Marketing, ad esempio, "non funziona", perché è risaputo che non funzioni; perché così si è stati educati ad accogliere le novità: con sospetto, anziché viva curiosità (ammesso poi che un sistema di vendita vecchio ormai quasi d'un secolo possa ammissibilmente essere ancora considerato una novità!). Non occorrerebbe nemmeno che entrassi nello specifico di qualsivoglia tema: il problema non è che persone diverse possano interessarsi a temi altrettanto diversi e non riuscire a conciliare le rispettive posizioni, ma, ancora una volta, che troppe di esse non si rendano conto di vivere in una società violenta e distopica al di là delle apparenze di segno opposto, in cui la sola logica che si voglia far prevalere sia quella del profitto a discapito dell'individualità, della creatività, dell'individuazione di tutti che portasse ad un'inversione di tendenza. Nell'immaginario collettivo, le istituzioni sono ancora al servizio dei cittadini, come lo sarebbero sempre state, ed il massimo che possa sperare di sentire quando i miei interlocutori non riescano a spiegarsi perché perduri la "crisi economica" o non si faccia nulla per risolvere il problema della disoccupazione, specie dei giovani (perché le sorti dei più maturi od anziani generalmente destano minore accoramento!), è qualche domanda retorica sul perché i politici sembrino non averne a cuore le sorti; semplicemente perché è così!

Mi è capitato di leggere una riflessione condivisibilissima da parte mia, che sono autonomamente giunto alla stessa conclusione molto tempo fa: viviamo in una società che crede profondamente nel valore delle specializzazioni istituzionalizzate, anzi, tutti ambiscono a diventare esperti in qualche campo, sia perché da ciò deriverebbe un verosimile miglioramento delle proprie condizioni lavorative ed economiche, sia perché essere riconosciuti come tali è gratificante per coloro che necessitino di riconoscimento sociale in sé; essere esperti in un determinato ambito, e con ciò intendo realmente esperti, al di là delle certificazioni riconosciute che guadagnino tale titolo a tutti coloro che ormai siano disponibili a pagarle bene, significa, però, possedere delle conoscenze talmente ampie riguardo a qualcosa da non poterle più circoscrivere e codificare come sia previsto che venga fatto e tuttavia, innegabilmente potersene avvantaggiare per comprendere i fenomeni osservati. Io, ad esempio, potrei tranquillamente definirmi un parapsicologo in considerazione del fatto studi ciò che attenga ai fenomeni paranormali da lunghissimo tempo e con serietà, ma sarò libero di farlo serenamente finché non mi si potrà rimproverare di trarne profitto economico e, soprattutto, non farò parte di un'istituzione ordinistica che promuova ai propri iscritti temi triti e ritriti come la genitorialità, l'handicap, la multiculturalità... roba di cui sentirmi immediatamente annoiato allorché mi capiti di leggere i titoli dei seminari su qualche sito... istituzionale!

Bisognerebbe, dunque, riuscire a distinguere gli esperti dagli esperti istituzionalizzati; coloro che studino per il piacere di farlo e di potersi eventualmente porre al servizio altrui disinteressatamente, da coloro che per continuare ad operare in quanto esperti di qualcosa abbiano bisogno che certi problemi continuino ad esistere e richiedano le loro soluzioni e quando ciò ancora non bastasse, fossero disponibili a crearne altri
 e nell'odierna società, nulla pone maggiori problemi che il tema della sicurezza dei cittadini. Quanti manipolino i pensieri e le coscienze altrui, infatti, riscuotono un grande successo nel far credere costantemente a rischio la vita stessa degli individui: facendo leva sulla loro paura, riescono a renderli disponibili ad accettare di buon grado restrizioni sempre maggiori delle libertà individuali a favore della sicurezza collettiva; si creano problemi e si forniscono soluzioni pianificate anticipatamente con altrettanta accuratezza, traendone non solo vantaggi economici, ma riuscendo anche ad ottenere che le masse siano grate ai propri tormentatori!


Non desidero, comunque, concludere il post con pensieri ch'esprimano un senso di rassegnazione ai guasti della società che non mi appartiene: se ritenessi impossibile ottenere dei sia pur minimi miglioramenti anche quando le situazioni sembrino disperate, proprio alla disperazione avrei ceduto durante i lunghissimi anni in cui perdessi ciò che mi appartenesse un tempo, dovessi ridefinire innumerevoli volte la mia identità professionale pur di continuare a lavorare e mantenermi appena dignitosamente e solo pochissime persone, quasi nessuno, continuasse a sostenermi almeno moralmente data l'impossibilità di farlo materialmente: beninteso, non dimenticherò mai che la quasi totalità di coloro che un tempo m'attorniassero abbiano costituito la più grande schiera di indifferenti alle mie difficoltà e quella più piccola di soggetti ancor più meschini che ne godessero, ma continuerò a rispondere all'indifferenza od al male altrui nel solo modo che reputi possa risultare costruttivo, propositivo ed evolutivo, cioè, offrendo a me stesso opportunità di riscatto e provando a coinvolgervi quanti possano riconoscerne il valore; in tal senso, guardo al Network Marketing come ad un servizio reso a me stesso, ma anche alla comunità di cui faccia parte, come pure a coloro che possa conoscere altrove e che altrettanto possano fare all'interno delle proprie, così determinandosi un circolo virtuoso per cui ad un aumento della resilienza corrisponde la capacità di rimettersi al lavoro, aumentare il proprio benessere personale e finanziario e, data la maggiore disponibilità economica, un aumento della sicurezza e della felicità per tutti.

In definitiva, il Network Marketing può essere anche considerato un modo per aiutare a casa loro quanti comprensibilmente desiderino restarvi, nello stesso tempo in cui le nuove tecnologie utilizzate in maniera razionale, volitiva e collaborativa aiutino a creare un mercato globale di buoni prodotti o servizi!


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